• Blutec, otto manifestazioni di interesse per la fabbrica di Termini Imerese
  • Il commento di Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia
  • Sono 700 i lavoratori in cassa integrazione

“Altro giro, altra corsa. Per l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese è di nuovo tempo di scelte. Questa volta, però, speriamo che la precondizione sia la produzione e non il mantenimento della cassa integrazione”. Così il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, in merito all’ultimo avviso pubblicato dai commissari di Blutec, conclusosi con 8 manifestazioni di interesse che dovranno adesso passare al vaglio di Invitalia.

“Uno schiaffo all’impresa, alla produzione e al lavoro”

“La storia degli ultimi dieci anni a Termini Imerese – continua Albanese – è stata uno schiaffo all’impresa, alla produzione e al lavoro. Da imprenditore dico, senza tema di smentita, che la questione principale da affrontare è quella degli ex lavoratori Fiat: nessuna impresa che intenda avviare un progetto imprenditoriale serio può pensare di partire avendo già sulle spalle 700 dipendenti in cassa integrazione. È pura follia il solo pensarlo. Chi accetta una condizione del genere è perché non ha interesse a fare impresa, ma soltanto ad accaparrarsi le risorse pubbliche messe a disposizione da Stato e Regione. E quindi, si faccia tesoro dell’esperienza e del passato”.

I lavoratori vanno tutelati ma la cassa integrazione non è la soluzione

Prosegue il presidente di Confindustria Sicilia: “Dieci anni di fallimenti inanellati da Invitalia spero siano serviti a qualcosa. I lavoratori vanno tutelati, dal primo all’ultimo, così come già fatto tante volte con altre grandi aziende pubbliche e private. I modi ci sono. Ma di certo non è realistico credere che una impresa seria e sana possa iniziare una qualsiasi attività con 700 lavoratori in cassa integrazione. I sindacati per primi dovrebbero pretendere che chiunque abbia un progetto d’investimento per l’area di Termini Imerese inizi facendo assunzioni e non cercando di protrarre, ancora chissà per quanto tempo, una situazione di precarietà che tiene sui lavoratori la spada di Damocle del rifinanziamento della cassa integrazione e, nel frattempo, continua a svuotare le casse pubbliche, mortificando e depauperando la cultura imprenditoriale di un intero territorio. Le agevolazioni garantite da Stato e Regione vengano concesse sulla base della produzione e dell’occupazione creata. Se non si è capaci di fare questo, allora significherà che l’intenzione è ancora una volta quella di prendere in giro la Sicilia, le sue imprese e i suoi lavoratori”.

(nella foto di repertorio una protesta dei lavoratori)

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