Bocciata la riforma delle province, smentito chi la dava come legge ormai in dirittura d’arrivo. La maggioranza va sotto in aula all’Ars per l’ennesima volta e fallisce il tentativo di reintrodurre il voto diretto nelle Province in Sicilia. Un voto che, nelle intenzioni del centrodestra, si sarebbe dovuto tenere in contemporanea con quello per le Europee nel prossimo mese di giungo.

L’Assemblea regionale siciliana, con voto segreto ha bocciato il disegno di legge. Sono stati 25 i voti favorevoli e 40 i voti contrari. A conti fatti alla maggioranza sono mancati 11 voti che avrebbero fatto pendere la bilancia dal lato opposto.

Salta una delle riforme del programma di governo

Di fatto salta uno dei punti del programma di governo anche se la bocciatura di oggi non esclude una eventuale riproposizione in altra forma di analogo disegno di legge di riforma.

Proprio la riforma delle Province, infatti, era uno dei punti del programma elettorale del presidente della Regione Renato Schifani. Subito dopo la votazione con cui l’Assemblea ha bocciato il disegno di legge, il governatore ha abbandonato l’aula parlamentare facendo rientro a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione. Nella stanza riservata al governo nel Palazzo del Parlamento regionale si sono riuniti, invece, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l’Assemblea Luca Sammartino e il coordinatore siciliano di Forza Italia Marcello Caruso. Evidente una analisi a caldo dell’accaduto alla quale Schifani ha preferito non partecipare.

Il voto segreto

A chiedere il voto segreto erano stati tredici parlamentari (ne bastavano sette per regolamento), dodici appartenenti all’opposizione più Gianfranco Miccichè che attualmente aderisce al gruppo misto.

Al momento della votazione i presenti in aula erano 65, tutti regolarmente votanti. La maggioranza contava su 36 deputati in aula (tre gli assenti), ma a favore della norma hanno votato solo 25 parlamentari; l’opposizione era in aula con 28 deputati (due gli assenti), più Gianfranco Miccichè del Misto: 40 i voti contrari. I conti sono presto fatti: 11 deputati della maggioranza hanno votato contro insieme all’opposizione compatta e a Miccichè.

Cuffaro “Voto che suscita sconcerto”

La prima reazione è quella del segretario della Dc, l’ex presidente Totò Cuffaro “Suscita grande sconcerto il voto dell’Assemblea Regionale che, nei fatti, blocca il percorso del disegno di legge per l’elezione diretta degli organi di province e città metropolitane” dice Cuffaro.

“Di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l’importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto – continua Cuffaro – qualcuno è stato, evidentemente, guidato da
ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito oggi. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato
indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l’interesse proprio a quello dell’intera comunità”.

Fratelli d’Italia tenta di mettere una pezza “politica”

“Quella scritta qui all’Ars non è una bella pagina. Nonostante le mie perplessità sul rischio di un’impugnativa dei comizi elettorali da parte di qualsiasi elettore davanti al Tar, sono infatti rammaricato per l’esito di questo voto poiché condivido la necessità di ridare la parola ai cittadini in un organismo così importante” dice adesso Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, aggiungendo “Dobbiamo anzitutto riflettere seriamente sull’opportunità di mantenere nel regolamento dell’Ars il voto segreto su tutte le materie. Mi assumo l’impegno di proporre una norma che modifichi questa assurdità e vergogna, in modo da riservare il voto segreto solo a specifici argomenti e nelle valutazioni sulle persone. Considerando che a livello nazionale la reintroduzione del voto diretto per le Province è attesa nel 2025, ritengo che intanto in Sicilia debba cessare l’era decennale dei commissariamenti, facendo ricorso in questa fase almeno all’elezione di secondo livello. Infine sono del tutto contrario all’accanimento manifestato qui in aula contro il presidente Renato Schifani, il quale coraggiosamente ha sollecitato i partiti della maggioranza a fare quadrato su questa riforma per adempiere a uno dei punti programmatici del governo regionale. Purtroppo così non è stato, ma ciò non giustifica di certo atteggiamenti arroganti nei suoi confronti”.

Forza Italia “Oggi hanno perso i siciliani”

“I siciliani hanno perso oggi una grande opportunità per ridare dignità e rappresentanza istituzionale all’ex province, che ormai da anni, dopo una scelta scellerata del governo Crocetta, versano in stato di gravissima crisi in termini di servizi per i cittadini e i territori. Non può che dispiacere che una norma di alto valore istituzionale sia stata bocciata, trincerandosi dietro scuse false come quella che si sarebbe trattato di una mossa pre-elettorale” dice Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia all’Assemblea Regionale Siciliana. “Ad essere uscita oggi sconfitta da Sala d’Ercole è la democrazia e la rappresentanza democratica dei siciliani, che dovranno continuare a subire i danni della cancellazione degli Enti di area vasta”

De Luca, “Abbiamo chiesto noi il voto segreto”

“L’Assemblea, con il voto segreto richiesto dal nostro gruppo ha bocciato la norma sulla elezione diretta per le province mettendo in evidenza una maggioranza che è andata sotto. Avevamo invitato il presidente Schifani a un confronto costruttivo su un anno di attività, ma purtroppo la sua presenza oggi sembra essere stata ancora una volta sfortunata per la sua stessa maggioranza. Lo avevamo detto all’inizio dei lavori che la sua presenza Presidente non avrebbe portato bene. È evidente che l’atteggiamento intimidatorio del presidente Schifani non ha sortito gli effetti sperati. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi” attacca il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca.

5stelle, “ora dimissioni”

“Lo schiaffone a Schifani sulle Province si è sentito fino a Roma e non può non avere conseguenze. Questo governo deve andare a casa” ha affermato in aula il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca, appena dopo la netta bocciatura dell’articolo 1 della legge sulle Province che decreta la bocciatura dell’intero apparato normativo.
“Si tratta – ha affermato Antonio De Luca – di un risultato anche più clamoroso di quello che immaginavo, anche se avevo sottolineato che questo ddl non era condiviso nemmeno dalla sua maggioranza, ma Schifani ha avuto l’arroganza di presentarsi in aula e prendere in diretta questa sonora batosta sulla legge che porta la sua firma. Ora tragga le dovute conseguenze e si dimetta, anche perché questa è l’ennesima dimostrazione che questo governo non ha più maggioranza né in aula né fuori da essa”.

Pd, “Centrodestra si sgretola dopo bocciatura ddl salva ineleggibili”

“Ad una settimana dal tonfo sul ddl salva ineleggibili il centrodestra si sgretola nuovamente sulla riforma delle Province. L’immagine del governo che fugge dall’aula subito dopo il ko è la rappresentazione plastica di una maggioranza totalmente allo sbando” fa notare, infine, Michele Catanzaro capogruppo PD all’Ars dopo il voto a Sala d’Ercole sul ddl Province.

Dell’Utri, “Centrodestra ritrovi ragioni unità e riprenda dialogo”

“Il fatto politico della maggioranza sconfitta all’Ars sul voto di riforma delle Province e’ un bruttissimo segnale che non va sottovalutato ma che può servire ad una ampia riflessione. Occorre ritrovare e in tempi brevi le ragioni di una coalizione che è maggioranza nel Paese e che è chiamata a governare in una congiuntura economica e sociale problematica. Nessuna forza politica può ritenersi autosufficiente. È chiaro che sono stati commessi degli errori e, tra questi, la mancanza di una cabina di regia in grado di affrontare e superare gli ostacoli. È per questo che è auspicabile un confronto tra le forze del centrodestra per riprendere il percorso avviato e rinsaldare la proposta politica in vista delle elezioni amministrative e per riproporre su base ampia una riforma delle Province di cui il territorio non può fare a meno”. Massimo Dell’Utri, coordinatore regionale di Noi Moderati

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