il ricordo del loro ultimo incontro

“E’ arrivato l’esplosivo per me”, la confidenza di Borsellino a Pietro Grasso

Diversi appuntamenti questa mattina a Palermo per commemorare giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta rimasti uccisi nella strage di via D’Amelio. Il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Lamberto Giannini, ha deposto una corona di alloro presso la lapide che, all’interno dell’Ufficio Scorte della Questura di Palermo, ricorda il sacrificio dei Caduti della Polizia di Stato nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. Presente anche Pietro Grasso, ex magistrato ed ex Procuratore nazionale Antimafia.

“Celebrazioni non esenti da ipocrisia”

 

Parlando con i cronisti Grasso ha detto: “Certamente queste giornate sono di commemorazione collettiva e sono importanti per far riflettere le persone ma i familiari quotidianamente sentono la mancanza dei loro cari e vedono il posto vuoto a tavola. Comprendo perché non vogliono partecipare alle cerimonie ufficiali. Spesso c’è una ipocrisia dietro, da parte di persone che magari hanno contrastato e che invece sono oggi qui a celebrare”.

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Ad una domanda sul ricordo dell’amico Paolo Borsellino, Grasso ha risposto con commozione: “Ricordo che Paolo Borsellino venne a trovarmi al ministero della Giustizia dove io ero stato chiamato da Giovanni Falcone, venne una decina di giorni prima della strage di via D’Amelio e mi disse: ‘Sai Piero, ho saputo che è arrivato l’esplosivo anche per me, e ci sono amici che mi dicono di abbandonare tutto, di lasciare Palermo ma come posso io lasciare e abbandonare i cittadini che credono in me e in noi. Io devo continuare’.
Ecco, Paolo è andato incontro al suo destino con coscienza e consapevolezza”.

Il ricordo del Capo dello Stato

Tanti i rappresentanti delle istituzioni che oggi ricordano Paolo Borsellino, a partire dal Capo dello Stato.
Mattarella ha detto: “Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, fu ucciso dalla mafia perché, con professionalità, rigore e determinazione, le aveva inferto un colpo durissimo, disvelandone la struttura organizzativa e l’attività criminale. La mafia li temeva perché avevano dimostrato che non era imbattibile e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto. Nel trentesimo anniversario del terribile attentato di via D’Amelio, desidero rendere omaggio alla sua memoria e a quella degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, che con lui persero la vita a causa del loro impegno in difesa della legalità delle istituzioni democratiche”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel trentesimo anniversario della Strage di via D’Amelio. “Paolo Borsellino aveva la ferma convinzione che il contrasto alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, a cominciare dalla scuola e dalla società. Preservarne la memoria vuol dire rinnovare questo impegno nel tenace perseguimento del valore della legge, del diniego nei confronti del compromesso, dell’acquiescenza e dell’indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione”, prosegue il Capo dello Stato. “Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere. Quell’anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente. Con questo spirito e nell’indelebile ricordo di Paolo Borsellino, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell’intero Paese”, conclude.

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