Il “Branco” di Velasco Vitali arriva nell’atrio della facoltà di Giurisprudenza, a Palermo. Il luogo simbolo del diritto in città ospita un’opera che è diventata ormai itinerante. Un viaggio che ha visto l’esposizione già protagonista all’Aula Bunker, alla Questura di Palermo e a Palazzo Reale. Il progetto di animazione culturale e sociale, promosso dalla Fondazione Falcone e dalla Fondazione Federico II, in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza, segna il secondo evento culturale del XXX anniversario delle stragi mafiose di Palermo.

Velasco Vitali: “Branco acquisisce continuamente nuovi significati”

Velasco Vitali a Giurisprudenza

L’opera monumentale è composta da 54 sculture in ferro, corten, resine e bitume, acciaio e oro, che rappresentano cani a grandezza naturale. Un riferimento e metafora poetica dello scontro tra il bene e il male, come chiarisce lo stesso artista Velasco Vitali. “Il “Branco” è il simbolo della relazione più semplice fra le persone. Un rapporto che nella sua evoluzione più specifica è la legge. Sono felice che quest’opera, ogni volta che si sposta, acquisisce nuovi significati. Vuol dire che la possibilità di contenuti che si porta dietro è alta ed ampia”.

Un’opera nata per rendere evidente la speciale condizione storica di riferimento del conflitto tra Stato, comunità e criminalità organizzata. “Quando l’ho immaginato vent’anni fa, il “Branco” era legato alla condizione primaria dell’uomo, ovvero come sopravvivere alle difficoltà. Penso che l’arte in qualsiasi espressione è politica. Non intesa in senso stretto o attivistico. L’arte è una possibilità enorme per captare dei significati che forse si toccano in maniera più diretta. Se la politica è capace di toccare questo tasto, forse può tornare ad interessare nuovamente”.

Monterosso: “Arte che si fa carico di contenuti sociali”

Patrizia Monterosso a Giurisprudenza

Il “Branco” di Velasco Vitali sarà visitabile gratuitamente dal 25 marzo al 22 maggio 2022 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18.30 (esibendo super green pass). La Fondazione Falcone, la Fondazione Federico II e il Dipartimento di Giurisprudenza attraverso l’installazione dell’opera “Il Branco”, hanno voluto promuovere una vitalità civile e culturale contro le mafie, che si ricarica di energia negli spazi pubblici con la partecipazione della cittadinanza nei luoghi della quotidianità. Fatto che chiarisce la stessa direttrice della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso.

“Il “Branco” arriva e si declina da Palazzo Reale nella casa del diritto. Fra i giovani, fra coloro i quali hanno scelto di studiare la legge a salvaguardia della collettività. L’arte contemporanea di Velasco Vitali ci introduce in questa dimensione, in cui la difesa dei diritti di tutti ci deve tenere in guardia sempre. Non solo per il trentennale, data importante di memoria e di consapevolezza dei tanti passi in avanti compiuti, ma per un futuro da guardare con una prospettiva di costruzione. La simulazione di un’arte che si declina attraverso la forma e la materia diventa bellezza, anche se costruita con materiali di edilizia abusiva”.

Un’esposizione che segue il percorso di alcune altre opere di riqualificazione sociale, come la Porta dei Giganti di via Sampolo. “Un’arte che diventa bella, perchè si fa carico di un contenuto, di una ferita che sanguina non solo per la Sicilia ma per l’Italia. Una dimensione di collettività e responsabilità. Oggi si parla di artivismo. Ovvero di un’arte che, oltre alla percezione della bellezza e dell’estetica, si fa carico dei contenuti sociali. Ciò per dire in maniera netta che bisogna ricominciare a ricostruire dall’arte, dalla bellezza e dalla responsabilità.

De Lisi: “Sollecitare il coraggio di una nuova generazione”

Alessandro De Lisi a Giurisprudenza

Sulla stessa linea anche Alessandro De Lisi, rappresentante della Fondazione Falcone, che si focalizza sul significato dell’esposizione del “Branco” all’interno della facoltà di Giurisprudenza.  “L’arte contemporanea aiuta a riscrivere gli spazi, i luoghi della città. Il “Branco” di Velasco Vitali è uno strumento per raccontare i luoghi dove noi, come comunità civile,  abbiamo vinto Cosa Nostra. Questo è un luogo dove quotidianamente si fa costruzione di sapere e conoscenza. Qui hanno studiato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Da qui devono essere sottolineati i valori di diritto, di cultura, di conoscenza e relazione. L’Università è il luogo in cui quest’opera d’arte continua a trasformarsi. Deve essere da aggressione a sentinella, da sottrazione ad addizione di consapevolezza. Come progetto, stiamo cercando di sollecitare il coraggio di una nuova generazione di siciliani. Dobbiamo guardare in prospettiva quelle che sono le possibilità di relazione, produzione e dell’economia della cultura stessa.

Armando Plaia – Direttore Dipartimento di Giurisprudenza

Armando Plaia, direttore facoltà di Giurisprudenza

Padrone di casa dell’evento è Armando Plaia, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza di Palermo. Il docente sottolinea il messaggio trasmesso dall’opera di Velasco Vitali. “E’ stata una grande opportunità per la quale ringranziamo la Fondazione Falcone e la Fondazione Federico II. I nostri studenti avranno la possibilità di condividere il nostro atrio intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con il “Branco” di Velasco Vitali. Quest’opera ha avuto un riscatto morale. Da randagio è divenuto un branco di cani buoni. Questa evoluzione etica vorremmo che infondesse nei nostri studenti un’attenzione verso la scelta, del coraggio della scelta e dell’impegno. Rifulgire dall’indifferenza. Questo è uno dei motivi per cui siamo lieti di ospitare l’opera”.