Carini ha commemorato una vittima innocente della mafia, Gian Matteo Sole, il ragazzo di appena 24 anni che fu trucidato nel 1995 dalla mafia. I boss erano convinti che questo ragazzo sapesse qualche segreto legato a possibili ritorsioni organizzate contro Totò Riina. Convinzione nata dal fatto che la sorella era sentimentalmente legata al figlio di un importante mafioso, Gaetano Grado. Invece quel ragazzo non sapeva nulla della mafia e delle sue malefatte. Comunque lo rapirono e lo uccisero brutalmente.

La cerimonia

Alla cerimonia erano presenti l’amministrazione comunale, le autorità civili e militari, le scolaresche e una rappresentanza del consiglio comunale. Da tre anni l’evento non si organizzava a causa delle restrizioni legate al covid19. Una corona di fiori è stata posata nella stele che ricorda il ragazzo e tutte le vittime innocenti delle mafie. Fu rapito e ucciso il 22 marzo 1995. Sua sorella era fidanzata inconsapevolmente con il figlio di un boss e Cosa Nostra ritenne che lui conoscesse informazioni particolari.

La morte del ragazzo

Sole venne fermato da due uomini che si spacciarono per poliziotti. Erano in realtà mafiosi. Uno dei due era Gaspare Spatuzza che, una volta pentito, raccontò del destino del giovane. Attraverso di lui, la mafia di Brancaccio intendeva appurare la veridicità di una notizia che si era sparsa nell’ambiente, ossia un progetto di rapire i figli di Totò Riina. I Grado furono indicati tra coloro che avrebbero partecipato a quel piano. I corleonesi volevano quindi scoprire se quel giovane conoscesse qualche particolare. I responsabili dell’omicidio, Leoluca Bagarella , quale mandante e organizzatore, Antonino Mangano, Lo Nigro Cosimo, Gaspare Spatuzza, Nicolò Di Trapani, Giuseppe Guastella e Giusto Di Natale sono stati condannati dalla Corte di assise di Palermo.

Le dure parole del sindaco

“Una scelta di amore – ha detto il sindaco di Carini Giovì Monteleone riferendosi al fatto che la sorella della vittima fosse inconsapevolmente fidanzata con il figlio di un boss – si è così trasformata in una assurda causa di morte e ciò evidenzia l’assoluto disprezzo della vita umana che hanno gli uomini del disonore. Il cancro della mafia si può sconfiggere con un solo antidoto: la Cultura. La cultura dello Stato Democratico e del senso del dovere, che si deve coltivare quotidianamente con l’esempio da parte di chi riveste cariche pubbliche e che deve essere insegnata dalla scuola ad ogni studente, tenendo presente che obiettivo primario della pubblica istruzione è formare cittadini responsabili e costruttori di una società più giusta e progredita”.

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