Seri dubbi sul caro bollette e sull’ipotesi di speculazioni da parte delle compagnie. Con una segnalazione inviata al Garante per la tutela del mercato e della concorrenza, Confimprese Italia ha chiesto di verificare se l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica sia stato causato da effetti derivanti dalle condizioni di mercato oppure da un rialzo pilotato dai principali produttori utilizzando lo spauracchio della guerra in Ucraina. “Quanto è avvenuto da novembre 2021 ad oggi – ha dichiarato il vice presidente vicario di Confimprese Italia, Giovanni Felice – sta mettendo in discussione la coesione sociale della nazione. Già oggi tanti cittadini, e si parla di cinque milioni di morosi, e tante imprese stanno perdendo il diritto all’accesso ad un servizio di prima necessità mentre, secondo la Commissione europea, la garanzia che tutti i consumatori possano acquistare l’energia a prezzi accessibili”.

Gravi ripercussioni

“Quando parliamo di energia elettrica ci riferiamo ad un servizio particolare che, sempre secondo la commissione europea, se non è garantito a tutti, ed a questo prezzo non lo è – continua Felice – rischia di provocare gravi ripercussioni. Cito testualmente: ‘Mercati dell’energia elettrica funzionanti e, in particolare, le reti e gli altri mezzi collegati alla fornitura dell’energia elettrica sono fondamentali per la sicurezza pubblica, la competitività economica e il benessere dei cittadini dell’Unione”.

I due aspetti segnalati

Sono essenzialmente due gli aspetti che Confimprese ha voluto segnalare. La prima è che l’energia è un servizio di interesse economico generale che, se mal gestito o trattato come merce ordinaria, mette in discussione la coesione sociale ed i diritti minimi di sopravvivenza per cittadini ed imprese. Il secondo è invece il fatto che Gme, per la sua natura e per i suoi compiti, non può assumere un ruolo puramente notarile nella costituzione del prezzo e la terzietà nelle trattative. Non coincide con gli interessi nazionali tranne che questi non siano gli indirizzi del ministero della Transizione ecologica e delle previsioni regolatorie definite dall’Arera, l’autorità di regolazione per energia, rete e ambiente. Ma in questo caso per l’organizzazione di categoria sorge spontanea la domanda: perché non lasciare tutto all’autoregolamentazione del mercato?

Finita la concorrenza?

“Abbiamo espresso il nostro dubbio sul fatto che le aziende produttrici di energia elettrica – conclude Giovanni Felice – abbiano smesso di competere tra di loro, e che abbiano tratto vantaggio da notizie di stampa, e non solo, riguardanti le tensioni e successivamente gli scontri in Ucraina, che hanno avuto gli stessi effetti perseguibili ai sensi dell’articolo 501 del codice penale in quanto si è fatto passare il messaggio, attraverso esagerazioni e ragionamenti tendenziosi, di una correlazione tra questi tragici fatti e l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica. Invece la correlazione tra questi eventi è nulla o quasi, tesi avvalorata dal fatto che gli aumenti spropositati ed ingiustificati sono partiti prima ancora che la crisi in Ucraina avesse inizio. Non appena si insedierà il nuovo governo lo informeremo su quanto abbiamo comunicato e richiesto alla Agcm, chiedendo degli interventi che mirino a salvare il tessuto produttivo italiano ed a garantire la coesione sociale del Paese, preoccupazione, quest’ultima condivisa anche dalla chiesa”.

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