In Sicilia è un vero e proprio allarme sugli aumenti spropositati delle bollette per aziende e famiglia, sempre più in difficoltà. Tra proteste e annunci di sospensioni delle attività, molte delle quali anche storiche, molti gli annunci della politica in tempi di campagna elettorale. 

Figuccia propone un fondo di solidarietà

Il deputato Ars Vincenzo Figuccia, a margine della convention di Centrodestra tenutasi oggi a Palermo a sostegno della candidatura di Renato Schifani alla presidenza della Sicilia, ha voluto proporre alcune iniziative a sostegno d’imprese e famiglia. “Un fondo straordinario di solidarietà contro il caro bollette per le famiglie e le imprese siciliane. Servono 150 milioni di euro per sostenere l’economia siciliana attraverso l’erogazione di bonus che tengano conto del caro energia e che evitino la chiusura a tante aziende e il default alle famiglie. Nel momento in cui si intravedeva la ripresa, dopo gli anni bui della pandemia, la Sicilia si trova stretta nella morsa del caro bollette e dell’inflazione galoppante”.

Non solo caro bollette

“A tutto ciò si somma il rialzo dei tassi d’interesse sui prestiti e mutui – continua il deputato -. Chiedo che l’Assemblea regionale siciliana si riunisca anche la prossima settimana per varare misure che possano immettere nell’economia risorse per sostenere il mondo produttivo siciliano che si prepara ad un autunno difficile con lo spettro dei licenziamenti per tante famiglie”. Lo afferma

Imprese del polo industriale catanese già in cassa integrazione

E anche gli imprenditori della zona industriale di Catania suonano l’allarme per il caro-bollette che sta mettendo a rischio tutti i comparti economici dell’isola, nessuno escluso. A lanciare l’allarme è l’associazione Zic Re-Industria di Catania che rappresenta circa 30 aziende dell’area industriale di Catania. Fra le realtà che hanno già dovuto ricorrere alla cassa integrazione c’è la storica azienda siciliana Brumi, che produce macchine agricole: dalle leggendarie motozappe ai più moderni abbacchiatori. 25 dipendenti e 5 milioni e mezzo di fatturato nel 2021.

Aumenti incredibili

“L’aumento dei costi di produzione che abbiamo registrato negli ultimi mesi è qualcosa d’incredibile, mai visto niente del genere in vita mia!”. Ad affermarlo è Francesco Giarratana, proprietario della GISA s.r.l. che, nell’area industriale di Catania, produce packaging per la grande distribuzione. Abbiamo già dovuto ridurre la produzione e fermato due macchinari, adesso stiamo lavorando al 30% della nostra capacità produttiva, ma se non si troverà subito una soluzione a questa crisi energetica l’unica prospettiva che abbiamo davanti è quella di chiudere e mandare tutti i nostri dipendenti in cassa integrazione”.

Nessun intervento per salvare le aziende

La situazione resta drammatica perché non ci sono al momento concreti interventi per evitare l’ecatombe delle attività commerciali e imprenditoriali. Servono interventi immediati per salvare 4mila imprese siciliane dalla chiusura e 15mila dipendenti dalla disoccupazione. Bar, ristoranti, pasticcerie e altri piccoli esercizi rischiano di rimanere definitivamente sepolti dalle bollette di luce e gas. “Se non si interviene subito, a fine ottobre in Sicilia chiuderanno 4mila aziende”, annuncia Dario Pistorio, presidente regionale della Fipe, federazione dei pubblici esercizi.

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