Anche gli imprenditori della zona industriale di Catania suonano l’allarme per il caro-bollette che sta mettendo a rischio tutti i comparti economici dell’isola, nessuno escluso. A lanciare l’allarme è l’associazione Zic Re-Industria di Catania che rappresenta circa 30 aziende dell’area industriale di Catania. “Ci sentiamo ogni giorno con i nostri associati ed ogni giorno aumentano le preoccupazioni”, dice Fabio Impellizzeri, presidente dell’associazione.

Caro energia ci mette in ginocchio

“Già non mancavano i problemi legati alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, riscontrato in quasi tutti i settori dopo i lunghi periodi di lockdown. L’improvviso e vertiginoso aumento dei costi energetici ci sta letteralmente mettendo in ginocchio. Siamo dentro alla tempesta perfetta. Se il governo non dovesse trovare soluzioni valide e immediate le conseguenze saranno disastrose per tutta l’Italia ma, temo, ancora di più per la nostra Sicilia che ha un tessuto economico e industriale più fragile.”

Aziende già in cassa integrazione

Fra le realtà che hanno già dovuto ricorrere alla cassa integrazione c’è la storica azienda siciliana Brumi, che produce macchine agricole: dalle leggendarie motozappe ai più moderni abbacchiatori. 25 dipendenti e 5 milioni e mezzo di fatturato nel 2021. “Abbiamo avuto un aumento dei costi di fornitura di energia elettrica di quasi il 100%, da circa 40 mila euro all’anno siamo passati a 80 mila euro all’anno – afferma il titolare Matteo Pitanza. – Gli stessi aumenti abbiamo registrato anche sul gasolio che utilizziamo per far funzionare gli impianti di verniciatura. Dai 30 mila euro all’anno dell’anno scorso, con le tariffe attuali supereremo sicuramente i 50 mila. Per non parlare dei costi dell’acqua, anche questi aumenti del 100%. E poi ci sono i costi delle materie prime. Nel 2021 abbiamo speso 2,5 milioni di euro, quest’anno per le stesse forniture stiamo spendendo 800 mila euro in più. Una situazione insostenibile che ci ha costretto a ridurre le produzioni ed a ricorrere alla cassa integrazione”.

Aumenti incredibili

“L’aumento dei costi di produzione che abbiamo registrato negli ultimi mesi è qualcosa di incredibile, mai visto niente del genere in vita mia!”. Ad affermarlo è Francesco Giarratana, proprietario della GISA s.r.l. che, nell’area industriale di Catania, produce packaging per la grande distribuzione. “Per l’energia elettrica pagavamo mediamente 22 mila euro al mese fino all’anno scorso – prosegue Giarratana – l’ultima bolletta è di 120 mila euro per il solo mese di luglio. Come facciamo ad andare avanti? Una piccola azienda come la nostra, con 15 dipendenti, come dovrebbe fare a pagare 1 milione e 400 mila euro all’anno di sola energia elettrica? E’ una follia! Abbiamo già dovuto ridurre la produzione e fermato due macchinari, adesso stiamo lavorando al 30% della nostra capacità produttiva, ma se non si troverà subito una soluzione a questa crisi energetica l’unica prospettiva che abbiamo davanti è quella di chiudere e mandare tutti i nostri dipendenti in cassa integrazione”.

Nessun intervento per salvare le aziende

La situazione resta drammatica perché non ci sono al momento concreti interventi per evitare l’ecatombe delle attività commerciali e imprenditoriali. Servono interventi immediati per salvare 4mila imprese siciliane dalla chiusura e 15mila dipendenti dalla disoccupazione. Bar, ristoranti, pasticcerie e altri piccoli esercizi rischiano di rimanere definitivamente sepolti dalle bollette di luce e gas. I

L’allarme anche dal Fipe

n questi giorni in arrivo quelle di agosto che segnano ulteriori aumenti fino al 700 per cento e che per molti esercenti somigliano al colpo di grazia. “Se non si interviene subito, a fine ottobre in Sicilia chiuderanno 4mila aziende – annuncia Dario Pistorio, presidente regionale della Fipe, federazione dei pubblici esercizi – significa altrettante famiglie senza un futuro insieme a quelle dei circa 15mila dipendenti coinvolti”. La Fipe insieme a Confcommercio lancia quello che rischia di essere l’ultimo allarme sul caro energia che sta divorando le imprese che stavano faticosamente uscendo dalla crisi della pandemia: “Il conto da pagare sta diventando troppo alto – continua Pistorio – le bollette raddoppiano da un mese all’altro rendendo vano qualsiasi tentativo di far quadrare i conti, le banche non concedono più dilazioni o nuovi fidi. Non rimane che chiudere”.

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