Monta la protesta contro il caro gasolio nelle marinerie siciliane per caro gasolio grava anche sui lavoratori, penalizzati a causa di un sistema di retribuzione cosiddetto ‘alla parte’, con una parte fissa e una variabile. Lo denuncia Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia. A gravare “sono i costi del carburante – rileva Russo – che pesano dunque anche su di loro e sul loro guadagno”.

Nessun ammortizzatore sociale attuato

Il segretario della Flai ricorda che gli ammortizzatori sociali per il settore “benchè previsti per legge non sono ancora attuati. Le due cose – sottolinea il segretario della Flai-unite al fatto che il fermo pesca per il 2021 non è stato ancora erogato, sta mettendo in ginocchio la categoria”. Le associazioni di categoria e i sindacati hanno inviato una piattaforma di richieste al Governo ottenendo l’apertura di un tavolo nazionale di crisi presso il Ministero competente.

Le richieste dei sindacati

Tra le richieste quella che il governo italiano perori l’inserimento delle marinerie del Mediterraneo tra i settori costretti al “fermo bellico”. Il settore attende inoltre gli indennizzi per il caro energia e l’approvazione dell’emendamento per l’estensione anche al secondo trimestre 2022 del credito d’imposta e in materia di welfare norme per la piena esigibilità della cassaintegrazione. Le parti chiedono anche la proroga delle scadenze fiscali, uno strumento di sostegno al reddito per i lavoratori e l’erogazione immediata del fermo pesca 2021. “L’auspicio- dice Russo- è che tutte le richieste vengano accolte, dando al settore una boccata di ossigeno”.

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