“Con il nostro voto abbiamo voluto dare un segnale forte e chiaro all’Ue affinché si impegni, con atti concreti e immediati, nella difesa dei suoi pescatori, dal Canale di Sicilia al Mare del Nord. La Brexit e il seguente accordo di commercio e cooperazione, firmato più di un anno fa tra l’Unione e il Regno Unito, hanno sacrificato gli interessi della pesca europea, è un dato di fatto”. Lo dichiara Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega/Gruppo ID, componente della commissione per la pesca, al termine della votazione in plenaria a Strasburgo sulla relazione “Il futuro della pesca nella Manica, nel Mare del Nord, nel Mare d’Irlanda e nell’Oceano Atlantico” a firma del portoghese Manuel Pizarro, approvata con 609 voti a favore, 12 contrari e 5 astenuti.
Le imprese danneggiate
Secondo la Tardino, sono state danneggiate in particolare le imprese della pesca artigianale dei paesi del nord Europa, che hanno dovuto rinunciare al 25% delle quote nelle aree britanniche, ma hanno anche privato i pescatori italiani di una ulteriore quota di tonno rosso, come se già non bastassero i limiti che la Ue impone da sempre in particolare alle marinerie italiane. “Un danno per tutto il comparto europeo al quale ora bisogna rimediare”, dice.
L’Europa perde 48 tonnellate
“L’Europa complessivamente perde 48 tonnellate che si spostano Oltremanica, di cui 11 tonnellate solamente l’Italia e, come se non bastasse – prosegue Annalisa Tardino –, la situazione dopo il 2026 non è per nulla chiara e alcune clausole agli accordi consentono alle autorità britanniche di non concedere licenze a navi non dotate di un sistema di geolocalizzazione satellitare, cosa che penalizza principalmente le navi più piccole”.
“Aiutare i pescatori europei”
“Con questa iniziativa, il cui testo era già stato migliorato in sede di commissione grazie a nostri emendamenti, chiediamo all’Ue di sfruttare appieno i fondi della riserva di adeguamento Brexit per aiutare i pescatori europei penalizzati dal taglio delle quote. Chiediamo quindi di difendere gli interessi dei suoi pescatori, a costo di fare leva sugli equilibri di potere, e di utilizzare tutti gli strumenti giuridici necessari, fino al ripristino di dazi doganali sulle importazioni di pesce dal Regno Unito, se quest’ultimo imporrà nuove restrizioni dopo la fine del periodo di adeguamento nel 2026”.
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