La casa in cui visse il giudice Rosario Livatino, a Canicattì, nell’Agrigentino, sarà acquisita dalla Regione Siciliana. Lo ha stabilito la Giunta regionale allo scopo di inserire l’immobile di particolare interesse storico-culturale nella Rete delle Case Museo.
Valorizzare la casa dove il magistrato ha trascorso la propria vita
L’intento è di valorizzare la casa dove il magistrato, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato Beato il 9 maggio dello scorso anno, ha trascorso la propria vita. Qui, è, infatti, possibile rinvenire e apprezzare importanti testimonianze del vissuto quotidiano di questo integerrimo servitore dello Stato e della Fede Cristiana che ha sempre connotato il suo agire, fino all’estremo sacrificio.
Con la delibera si è dato mandato al dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana di compiere gli atti necessari e al dipartimento regionale Tecnico di determinare il valore dell’immobile.
Samonà “Un luogo dal fortissimo significato simbolico”
“La casa del giudice Livatino – sottolinea l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – è un luogo dal fortissimo significato simbolico. Da quando, quasi un anno fa, è stato confermato il vincolo di tutela culturale della Soprintendenza, abbiamo lavorato con gli uffici per arrivare a un risultato che possa rendere fruibile la casa in modo permanente”.
“Farà parte della rete regionale delle case-museo dei siciliani illustri”
L’assessore Samonà continua: “L’immobile, una volta acquisito, entrerà a far parte a pieno titolo della Rete regionale delle case-museo, istituita dal governo Musumeci per mettere in collegamento i luoghi rappresentativi dei personaggi illustri della Sicilia”.
A fine 2021 la mozione all’Ars per l’acquisto
“Il governo regionale acquisti la casa di Canicattì in cui ha vissuto il giudice beato Rosario Livatino, ucciso per mano mafiosa nel 1990 e istituisca una casa-museo dedicata alla sua memoria”: lo chiese a fine dicembre 2021 Giovanni Di Caro, deputato regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars.
Di Caro che ha presentato una mozione rivolta all’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà, perché si acquisti e si valorizzi la dimora del giovane magistrato siciliano, che Giovanni Paolo II definì “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Il 9 maggio di quest’anno, Livatino è stato proclamato beato.
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