Avvisi di conclusione delle indagini per i quattro presunti scafisti del barcone i cui 190 occupanti furono tratti in salvo, nell’agosto scorso, dalla nave Diciotti. La procura di Palermo chiede il giudizio per tre egiziani di 23, 24 e 39 anni e un altro 24enne originario del Bangladesh, tutti attualmente detenuti, accusati di aver avrebbero condotto il barcone partito dalla Libia e diretto in Sicilia.

La vicenda è la stessa che per i ritardi nello sbarco dei 177 rimasti a bordo, dopo che 13 ammalati erano stati sbarcati a Lampedusa, ha portato alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, avanzata al Senato dalla Procura di Catania, su ordine del tribunale dei ministri del capoluogo etneo. Per l’ipotesi di sequestro di persona, attribuita al vicepremier e ministro dell’Interno, è competente infatti la magistratura catanese, perché lo sbarco dei migranti fu bloccato per alcuni giorni tra le acque delle province di Ragusa e Siracusa e il porto di Catania. La Procura di Palermo si occupa, invece, della parte relativa al viaggio partito dalle coste libiche il 16 agosto, con una precaria imbarcazione, entrata in acque italiane nell’area di Lampedusa, dunque in provincia di Agrigento, territorio del distretto giudiziario del capoluogo della Sicilia.

I pm che conducono l’inchiesta di Palermo sono Gery Ferrara e Gaspare Spedale e contestano l’associazione per delinquere finalizzata alla tratta degli esseri umani, alla violenza sessuale e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con una serie di aggravanti molto pensanti. I quattro furono identificati grazie alle testimonianze delle persone tratte in salvo.

Intanto la giunta per le autorizzazioni a procedere ascolterà domani il Vice Premier Matteo Salvini che ha anche presentato una memoria spiegando perchè un ministro della Repubblica non può essere perseguito se agisce nelle funzioni e nell’interesse del Paese

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