“Sono stato cacciato dalla segreteria regionale perché dissentivo dalla linea politica che Anthony Barbagallo stava portando avanti. Credo che oggi il segretario regionale debba trarne le conseguenze e dopo le amministrative dimettersi avviando la stagione congressuale in Sicilia”.

E’ una nuova reaa dei conti nel pd in Sicilia dopo che Caterina Chinnici ha detto addio aderendo a Forza Italia. A lanciarla è dice Antonio Rubino, componente della direzione nazionale del Pd. La lancia commentando proprio l’adesione a Forza Italia di Caterina Chinnici, che era stata candidata dai Dem alla presidenza della Regione siciliana, arrivando terza alle spalle di Renato Schifani e Cateno De Luca.

Le colpe attribuite a Barbagallo

Adesso c’è chi le colpe di questa deriva le attribuisce proprio al segretario Anthony Barbagallo che sulla candidatura di chinnici aveva spinto e che nella persona aveva creduto. Ma lui non ritiene di avere colpe, al contrario si sente tradito insieme all’intera base del partito

Incredulo e disgustato

“Fino a ieri erano soltanto rumors e lo ritenevo stupefacente, solo fantapolitica. Ma oggi, dopo aver letto le sue parole virgolettate, sono basito, incredulo e perfino disgustato”.

Non usa mezzi termini proprio il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, commentando l’intervista di Caterina Chinnici con cui conferma il passaggio a Forza Italia. Barbagallo è stato l’artefice della sua candidatura alla Presidenza della regione ed ha sostenuto la Chinnici anche dopo la spaccatura con i 5 stelle.

L’addio che colpisce

L’addio di Caterina Chinnici  dopo quasi due legislature al gruppo dei Socialisti e democratici europei colpisce. Figlia di Rocco, che diede vita al pool Antimafia e fu ucciso da Cosa Nostra nell’83, è un simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Lei sa che ferita rappresenta per il Pd e ripete: “Io ero una indipendente, lo sono e lo sarò sempre e così ho deciso di aderire al Ppe, nella delegazione di Forza Italia”.

Non si da pace Barbagallo

“Apprendere a mezzo stampa di una scelta così complessa e delicata senza prima interloquire direttamente, non dico riservatamente, innanzitutto con il partito che le ha consentito di fare due legislature europee e che l’ha scelta come candidata alla presidenza della Regione siciliana, è innanzitutto una caduta di stile che non mi aspettavo da una persona come Caterina Chinnici, che dell’etica e della correttezza ha sempre fatto un biglietto da visita irrinunciabile”.

Il Pd ci ha creduto secondo Barbagallo

“In Chinnici la base del partito in Sicilia ha creduto e lo ha dimostrato facendole vincere le primarie -prosegue il segretario del Pd siciliano -. E comprendo la delusione di chi, tra noi dirigenti, militanti e sostenitori, oggi si sente tradito da una scelta simile per approdare poi, non in partito di centro moderato qualunque, ma proprio in quello di Berlusconi, Dell’Utri e D’Alì: il primo indagato a Firenze, gli altri due condannati per reati gravissimi di mafia”.

“Proprio lei, figlia di Rocco, il fondatore del pool antimafia ucciso con una autobomba da Cosa nostra nel partito di chi andava a braccetto con i Graviano – insiste Barbagallo – Proprio lei, che dal PD aveva preteso e ottenuto l’esclusione dalle liste non solo di imputati ma anche degli indagati”.

Il presidente dell’Antimafia Cracolici “Chinnici rifletta”

“Caterina Chinnici dovrà interrogarsi rispetto alla sua storia e alla sua coerenza per le quali è stata candidata ed eletta interpretando il senso di questi valori. Forse andrebbe detto con onestà che abbiamo sopravvalutato la sua capacità di interpretare questa speranza agli occhi degli elettori” dice il presidente della Commissione Antimafia Ars e deputato Pd Antonello Cracolici.

E’ stata lei a non aver sostenuto il partito

“Sola nel Pd? – ha ribattuto Cracolici – Per la verità è stata lei a non aver sostenuto il Partito democratico e le forze del centro sinistra. Trovo insopportabile questo tentativo di gettare sul Pd l’evidente inadeguatezza della sua candidatura alla presidenza alle regionali”.