Cassa integrazione per 11 operai e tre impiegati della cava Impastato di Carini, confiscata alla mafia nel 2008, e apertura dello stato di crisi. La cava, andata avanti in questi anni con un giacimento di 7 milioni di metri cubi di pietre, che è servito per il fabbisogno della Sis, l’azienda impegnata sul passante ferroviario a Palermo, ha esaurito la sua attività.
E la Medi.tour srl, la capofila, gestita in amministrazione giudiziaria, ha comunicato ai sindacati la cig per 13 settimane.
Oggi, nel corso di una riunione svoltasi presso gli uffici della Meditour, l’amministratore giudiziario, Salvatore Benanti, ha spiegato alle organizzazioni sindacali degli edili che l’interruzione delle attività produttive “è conseguente alla sospensione della principale commessa relativa alla vendita di inerti e comunque, viene altresì chiarito, che l’interruzione deriva anche dalla impossibilità di pianificare ulteriori diverse commesse a causa del sostanziale esaurimento dei volumi di estrazione ad oggi concessi”. In cassa integrazione vanno 11 operai e due impiegati della Meditour, la capofila, e un impiegato in part-time della Incas.
Per aumentare i volumi d’estrazione, la società è in attesa che si completi l’iter per l’approvazione di un nuovo progetto di estrazione di materie prime. L’istanza è stata presentata alle competenti autorità amministrative nei primi mesi del 2012.
“Sono passati cinque anni e ancora il via libera non è arrivato. Per la sopravvivenza dell’attività è necessario portare a termine l’iter burocratico, in modo da consentire la pianificazione di ulteriori attività estrattive, anche nuove, e il rilancio dell’impresa – dicono Salvatore Bono per la Fillea Cgil e Paolo D’Anca per la Filca Cisl – Rivolgiamo il nostro invito alle autorità competenti a procedere in tempi rapidi. E’ grave che degli enti pubblici, come l’Ente minerario, l’assessorato regionale all’Ambiente e il Comune di Carini, non abbiano ancora dato le autorizzazioni che servono. L’azienda potrebbero continuare a estrarre e a ricercare nuove commesse anziché chiudere”.
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