• Lo scontro Miccichè -Tuccio D’Urso non è esaurito nonostante la decisione di Miccichè di querelare D’Urso
  • Giovedì lo scontro in video nella puntata di Casa Minutella
  • Tra gli argomenti in ballo la realizzazione del Centro direzionale regionale che secondo d’Urso avrebbe molti ‘nemici’
  • D’Urso nelle scorse settimane è stato ascoltato in commissione regionale Antimafia in merito ad alcune sue affermazioni
  • D’Urso era il responsabile unico del procedimento fino all sue dimissioni a luglio dopo le dichiarazioni in aula all’Ars del deputato pentastellato Di Paola

Il centro direzionale regionale, lo scontro Miccichè-D’Urso

“Nulla di più falso che nella commissione di valutazione, come affermato dall’onorevole Gianfranco Miccichè, ci siano cinque catanesi. Come si evince dal decreto del dirigente generale Salvo Lizzio numero 661 del 27 agosto 2020 la commissione è presieduta dal professore architetto Marc Mimram archistar francese, indicato dal presidente dell’Ordine degli architetti di Palermo, dal professore Paolo Greca indicato dal magnifico rettore di Catania, dal professore Bosurgi indicato dal magnifico rettore di Messina dall’ingegnere Navarra indicato dal magnifico rettore di Enna e dall’ingegnere Lo Piccolo indicato dal magnifico rettore di Palermo. Ovviamente, vale sempre quello che dico ai miei collaboratori, che prima di aprire la bocca bisogna attaccare il cervello” Così l’ex dirigente regionale Salvatore D’Urso. Il riferimento è alla realizzazione del Centro direzionale regionale al centro anche di un’audizione dello stesso D’Urso in commissione regionale Antimafia.

Nuova puntata della battaglia quella tra l’ex dirigente della Regione e il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè che è stata protagonista di Casa Minutella andata in onda giovedì. Oggi Tuccio D’Urso torna, con una sua dchiarazione, sulla vicenda del centro direzionale.

Il centro direzionale, la storia

Proprio le critiche sul progetto del Centro direzionale che accorperà una serie di uffici regionali avevano provocato la sua reazione.

Il bando pubblicato nel luglio scorso, prevede due fasi:  in una prima fase si dovrà presentare solo una proposta di idea progettuale. Tra tutte le idee presentate ne verranno selezionate cinque che dovranno poi essere trasformate in progetti preliminari secondo una tempistica già definita nel disciplinare di gara.

Il Centro sorgerà su via Ugo La Malfa, nell’area attualmente occupata dai vecchi uffici dell’Ente minerario siciliano. Al vincitore del concorso, previo reperimento delle risorse, saranno affidate anche le fasi successive della progettazione, sino al livello esecutivo.

Il concorso viene supportato dalla piattaforma del Consiglio Nazionale degli architetti. Il Concorso è invece bandito dal dipartimento regionale Tecnico, nella qualità di stazione appaltante, mentre il ruolo di responsabile unico del procedimento era rivestito, fino a luglio, dal dirigente generale del dipartimento dell’Energia, Salvatore D’Urso, dimessosi perprotesta dopo l’attacco in aula dell’allora capogruppo 5 stelle Di Paola.

Una struttura, quella ideata e progettata da D’Urso, che ospiterà tutti gli uffici centrali dell’amministrazione regionale, per un investimento complessivo di circa 425 milioni di euro, di cui 270 per l’esecuzione dei lavori. Il bando fa seguito al protocollo d’intesa tra il Dipartimento Tecnico della Regione Siciliana il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e l’Ordine degli architetti di Palermo.

Secondo D’Urso qualcuno remerebbe contro la costruzione del Centro direzionale (l’approvazione del progetto dovrebbe avvenire entro la fine del mese) dove dovrebbero essere accorpati gli uffici regionali, garantendo il risparmio milionario degli affitti. E qui verrebbe il nodo della vicenda che fa riferimento a quanto avvenuto in passato sulla vendita di alcuni immobili di proprietà della Regione.

L’audizione di D’Urso in commissione Antimafia

In commmissione antimafia D’Urso era stato chiamato a chiarire sulle sue affermazioni “sugli “anonimi possessori della maggioranza del fondo immobiliare a cui la Regione versa 40 milioni di euro di affitti l’anno, protetti dall’anonimato azionario delle Isole Cayman, e in parte da ben noti proprietari immobiliari siciliani”.

Al centro di tutto la Spi Sicilia Patrimonio Immobiliare, partecipata al 75% e creata per vendere il patrimonio immobiliare e alla fine messa in liquidazione.

Furono venduti 33 immobili della Regione per 200 milioni di euro (una cifra ritenuta al di sotto del valore di mercato). A comprare gli immobili fu il fondo Fiprs della ex ta di Pirelli Re che li riaffittò alla stessa Regione con canoni di 20 milioni l’anno (la cifra fu resa nota dalla Corte dei Conti).

D’Urso sostiene che gli immobili venduti ai fondi siano stati poi di nuovo affittati dalla Regione, inserendo la clausola che obbliga la stessa Regione a pagare i lavori strutturali e di adeguamento degli impianti alle norme di sicurezza che minimamente sarebbe stato realizzato. Così, sempre secondo D’Urso, lavorerebbe in uffici non a norma che dovrebbero essere adeguati con i soldi dell’affittuario, la Regione, e non del proprietario.

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