Il nuovo anno porterà con se nuovi assetti politici nel centrodestra. Nuovi assetti che riguardano la Sicilia ma che, per motivi diversi, riguardano anche Roma. Assetti che è difficile dire se avranno origine nella capitale o nel laboratorio isolano.

Gennaio mese della verità per Gianfranco Miccichè

Il primo grande tema in Sicilia riguarda, naturalmente, l’ex presidente dell’Ars ed ancora coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè. Non è un mistero che il partito nell’isola gli si sia rivoltato contro e la nascita del doppio gruppo all’Ars ne è un segnale inequivocabile.

Gennaio sarà il mese della verità. Scadono, infatti, i termini per la scelta fra l’elezione all’Ars e quella a Roma. Nonostante Miccichè abbia detto di voler restare, a ridosso della scadenza potrebbe ripensarci. L’addio di Tommaso Calderone che alla fine ha scelto Roma fa sì che di fatto il centro di tutto si sposti a Caltanissetta.

I dubbi di Michele Mancuso

Per le vie della città del centro Sicilia, infatti, l’altro uomo di Miccichè, Michele Mancuso, comincia a titubare “Sono stato leale con Gianfranco per un debito di amicizia”, direbbe a chi incontra. Una frase seguita, però, da un ma…

Tutto potrebbe passare dalla riconferma di Marcella Santino a direttore sanitario dell’Asp di Caltanissetta. La Santino, molto vicina a Mancuso, sarebbe una risposta chiara alle esigenze del deputato che, potrebbe, quindi, presentarsi da Miccichè chiarendo che adesso deve “garantire i suoi”.

Nicola D’Agostino, l’ultimo samurai?

Se le cose andassero come raccontano le voci di corridoio a Miccichè resterebbe soltanto Nicola D’Agostino. Un altro leale che, però, non ha mai interrotto i rapporti con Renzi e con i renziani. Se dopo Calderone, cedesse anche Mancuso, l’exit strategy potrebbe essere proprio il ritorno del figlio prodigo là da dove era venuto. In politica, infatti, il concetto dell’ultimo samurai che resta a ‘morire’ a difesa di postazioni ormai inutili in pratica non esiste.

Micciché verso Roma?

Se tutte queste condizioni dovessero realizzarsi, ed il se è obbligatorio in politica anche quando le cose appaiono probabili e vengono raccontate da ‘radio palazzo’, diventa possibile la virata di Gianfranco Miccichè verso Roma dove potrebbe andare a trascorrere 5 anni tranquilli. Oppure, se proprio non ha voglia di fare l’ultimo giro in serenità, tentare di costruire altro.

La famiglia Berlusconi dice addio all’editoria

In questo quadro si inseriscono le vicende capitoline, ma anche quelle meneghine. Nei giorni scorsi, infatti, la famiglia Berlusconi ha ceduto Il Giornale. Il quotidiano fondato da Indro Montanelli si pensava, inizialmente, che potesse essere prelevato dal gruppo Gedi (che controlla Repubblica e la Stampa), invece pare che ora possa essere acquistato dal gruppo che già controlla Libero e Il Tempo. L’uscita dall’editoria della famiglia Berlusconi la dice lunga sui prossimi passi. Negli anni proprio tv e giornali sono stati un grande strumento politico per Forza Italia. Ma ora non lo sono più. E in casa azzurra si potrebbe creare un certo ‘vuoto’ da riempire. Una storia tutta da scrivere.

Ma Gianfranco non molla

Ma gli scenari disegnati sono solo futuribili anche se non lontani nelle probabilità e nel tempo. Al momento non è così che vanno le cose. Miccichè non intende mollare. Al contrario ci prova a lavorare sotto traccia per ricostruire un pezzo di consenso che sia identificabile come Forza Italia siciliana. Qualcuno parla di una nuova esperienza come fu ‘Grande Sud’ ma dimentica che a quella scelta non fu del tutto estraneo Berlusconi. Era una stagione diversa.

Quel che a Miccichè proprio non va giù è l’OPA (offerta pubblica d’acquisto in gergo finanziario) di Totò Cardinale su Forza Italia. L’ex Ministro, grande manovratore delle cose della politica pre formazione della giunta Schifani, oggi conta sulla condivisione della visione da parte di due assessori azzurri (Marco Falcone ed Edy Tamajo) ma sta bene anche con gli assessori leghisti che tali sono sulla carta e per appartenenza (ma cosa diversa è l’estrazione culturale) come Luca Sammartino e Mimmo Turano.

Uno scontro che affonda le radici nel 2019

Ma tutto questo non nasce ora e nemmeno con l’affondo frontale di Miccichè contro la ricandidatura di Musumeci. C’è un filo rosso che collega gli eventi di oggi a quelli avvenuti dal 2019 in poi. In origine furono le europee a creare la frattura. L’addio di Giuseppe Milazzo, lo scontro con l’allora sindaco di Catania Salvo Pogliese e l’altra diaspora, la paura di un’Opa da parte dei centristi dopo la scelta di ospitare Saverio Romano nelle fila azzurre alle europee. Tutte cose messe insieme che hanno installato il seme dello scontro.

E adesso…

E adesso Miccichè fa il diavolo a quattro nelle segrete stanze ma rischia di perdere anche Tantillo e Mineo a Palermo. Forza Italia viaggia verso nuovi lidi sempre più al centro e nessuno sa veramente cosa potrà succedere domani. Ma gennaio sarà il mese della verità in un senso o nell’altro.

 

 

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