Antonello Montante, 55 anni è il protagonista della stagione d’oro degli industriali in politica iniziata ormai da quasi due decenni e bruscamente interrotasi con le prime inchieste su di lui. Le voci che lo riguardano precedono di molto l’arresto giunto oggi. Dopo prestigiosi incarichi in Confindustria oltre che ai vertici siciliani anche a quelli nazionali, e dopo aver piazzato più di un assessore nelle giunte regionali siciliane targate Lombardo e Crocetta, iniziano nei primi giorni del 2015.
Nel dettaglio Montante sarebbe accusato fin da allora da tre pentiti di frequentazioni pericolose con ambienti mafiosi: uno di questi collaboratori di giustizia sarebbe Salvatore Dario Di Francesco, arrestato un anno prima. Non solo. Oltre Caltanissetta si diceva che anche la Procura di Catania avrebbe aperto una inchiesta sulla base di un esposto del quale, però, si sa poco o niente. Un altro filone riguarderebbe il testimone di nozze di Montante, Vincenzo Arnone (a sua volta compare di nozze del pentito Di Francesco), figlio di Paolino Arnone, storico padrino della mafia di Serradifalso e del nisseno in generale morto suicida in carcere, all’epoca incensurato, ma poi divenuto boss proprio di Serradifalco. Oggi l’arresto per la rete di ‘spionaggio’ e dossieraggio con la complicità di poliziotti e funzionari pubblici
Antonello Montante, originario, neanche a dirlo, di Serradifalco in provincia di Caltanissetta, è titolare dell’omonima fabbrica di biciclette fondata negli anni ’20 del secolo scorso. Insieme al suo predecessore Ivan Lo Bello, l’imprenditore è stato tra gli artefici del codice etico e della svolta anti racket di Confindustria. Montante, che è anche presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, il 20 gennaio 2015 è stato anche designato – su proposta del ministero dell’Interno – componente dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati.
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