Dopo il tramonto dei ‘grandi miti’ della Formazione professionale da Genovese a Riggio, da Messina al Ciapi passando per lo scandalo noto sotto il nome di ‘sistema Giacchetto ‘, cade anche l’ultimo Re della Formazione professionale in Sicilia.

Paolo Genco, Presidente dell’Anfe, era l’ultimo ‘potente’ del settore che era rimasto in piedi. Le voci di corridoio sull’Anfe erano tutte positive: un Ente di grandi dimensioni ma che fa il proprio lavoro. Eppure la Guardia di Finanza, adesso, ha stretto le manette ai polsi del suo presidente (leggi qui le accuse). La frode di cui è accusato non riguarda i corsi in via diretta ma il sistema attraverso il quale sottraeva risorse pubbliche per destinarle a scopi privati e poi riaffittava all’Ente i beni illecitamente acquistati continuando a frodare risorse pubbliche. Almeno questa l’accusa mossa.

L’Anfe è l’ultimo Ente di grandi dimensioni rimasto ad oggi. Un giro d’affari da 20 milioni di euro, 700 dipendenti ma nel periodo di massimo splendore erano anche molti di più, sedi in tutta la Sicilia e 48 sedi in giro per il mondo. I numeri dell’Anfe sono impressionanti. Genco non è solo presidente dell’Ente in Sicilia ma rappresentante di tutti i 48 Anfe sparsi nel mondo.

Di recente, nonostante il blocco della formazione professionale, l’Anfe aveva inaugurato la cittadella della Formazione a Palermo tranne poi essere costretto a porre in cassa integrazione quasi tutto il personale.

Lui, il presidentissimo, continuava a tenere le fila dell’Ente, a mantenere unita una struttura che era pronta per ripartire. lo faceva anche grazie alle sue tante amicizie politiche. Il boom Anfe lo aveva vissuto con l’Avviso 20 durante il governo Lombardo ma l’importanza dell’ente era chiarissima anche durante l’era uffaro e anche prima.

Genco, originario di Castelvetrano, ha sempre avuto ottimi rapporti soprattutto con il centrodestra ma di recente si era spostato, insiekme a Ncd, verso sinistra. Dopo la pubblicazione dell’ultima graduatoria della formazione, l’Avviso 8, che vedeva l’Anfe di fatto esclusa, l’Ncd di Angelino Alfano all’Ars aveva minacciato di uscire dalla maggioranza proprio in difesa dell’Ente.

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