Si svuotano sempre di più, altri chiud0no. Sempre meno giovani vocati alla religione in Sicilia, col risultato che molti conventi iniziano a chiudere i battenti. È l’esito del processo di secolarizzazione che investe l’Isola in pieno. “Tra Siracusa, Messina e Palermo, i cappuccini stanno sempre più diminuendo. L’età media avanza e non ci sono nuovi giovani frati”, è l’analisi che fa oggi il Giornale di Sicilia in edicola.

I conventi che hanno chiuso

Ad Alcamo ha chiuso i battenti il convento delle suore benedettine cassinesi per mancanza di nuove adepte, e a Mussomeli (in provincia di Caltanissetta) ha chiuso il convento. Al  convento dei Cappuccini di San Giovanni Gemini, in provincia di Agrigento, di frate ne è rimasto soltanto uno solo.

Le cause del fenomeno

Tra le cause che portano a questo rapido abbandono dei conventi, viene annoverata tra i religiosi al 1° posto “la crisi sociale” e “il mutamento nella scala dei valori, nella visione della vita, nei modelli di comportamento”. Lo conferma anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice: «Viviamo purtroppo in una secolarizzazione in cui non siamo più abituati a coltivare anche la dimensione spirituale».

Sempre meno giovani

La società è mutata. E con essa la visione del mondo e i valori. “Ci si sposa in età più avanzata o si decide di non sposarsi proprio. Nel momento storico in cui stiamo vivendo si mette in discussione tutto, anche le cose certe. Non si parla, non ci si ascolta più. L’abbandono della preghiera è strettamente legato all’indebolimento della fede”, spiega al quotidiano Frà Gaetano Morreale dell’ordine dei frati minori francescani e parroco della chiesa Sant’Antonino di Palermo.

I numeri in Sicilia

I numeri fanno comprendere l’entità del fenomeno in Sicilia. Sono, più o meno, “solo 100 i frati francescani in tutta l’isola, sparsi in 20 conventi. A Palermo circa una ventina, più altri 2 nelle diocesi di Termini Imerese e Bagheria. Anche i frati domenicani in Sicilia sono rimasti pochi, solo 12, quattro al convento di Palermo, quattro a Catania e altri quattro a Messina”.

Prendere i voti è diventato un atto tanto inconsueto da apparire quasi rivoluzionario, ormai.

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