La chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Madonna dell’Alto, a Petralia Sottana, comporta un disagio per tutte le donne che vivono sulle Madonie e occorre intraprendere ogni strada possibile per opporsi a questo provvedimento del Ministero della Salute. A sottolinearlo è Mari Albanese, assessore del Comune di Alimena con delega alle Pari Opportunità, che venerdì sarà alla marcia degli amministratori madoniti, in programma dallo svincolo autostradale di Irosa.
“La decisione della ministra Lorenzin, di chiudere il punto nascita di Petralia Sottana e il rimpallo sulle responsabilità da parte della politica regionale – sottolinea l’assessore Mari Albanese – mortifica il nostro territorio e le nostre intelligenze. Come sempre a pagarne il prezzo più alto sono le nostre famiglie, le nostre donne e i nostri bambini. Le Madonie sono state abbandonate da tempo, prova ne è stata la lentezza con cui è stata realizzata la bretella dopo il crollo del viadotto sulla A19. Ogni giorno paghiamo il peso dell’isolamento e adesso si sta cercando di negare addirittura il nostro diritto alla salute”.
“Dove andranno a partorire le donne madonite? Il ministro e l’assessore regionale Gucciardi – prosegue – hanno mai percorso le nostre strade interne? Che sicurezza si può garantire a una donna e al suo bambino, se per partorire dovrà percorrere quasi cento chilometri? Parlo da donna, prima che da assessore del comune di Alimena. Questa scelta è pura follia”.
La chiusura del punto nascite di Petralia Sottana sarà al centro di un’interrogazione parlamentare a firma di Magda Culotta. La deputata del Partito Democratico, che è anche sindaco di Pollina, anche questa mattina ha partecipato alla mobilitazione, organizzata a Petralia, per difendere il diritto alla salute. Nel documento, che sarà depositato nei prossimi giorni, Magda Culotta chiederà al Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, quali siano stati “i parametri tecnico/scientifici attraverso i quali si è deciso di accordare la proroga solo ad alcuni centri siciliani, poiché – si legge – sulla scorta dei numeri si è portati a pensare che la scelta definitiva sia scaturita da valutazioni di altro genere”.
Lo scorso 31 dicembre infatti, la scure del Ministero si è abbattuta sui centri nascita di Petralia Sottana, Santo Stefano Quisquina, Mussomeli e Lipari, salvando quelli di Bronte e Licata. Nel testo parlamentare, si chiede inoltre al Ministro se “intende rivalutare tale scelta, considerando che Petralia è l’unico centro ospedaliero delle Madonie, collocato sopra i 1.000 metri, con difficoltà nella mobilità, a causa del perenne rischio di innevamento durante il periodo invernale, e in considerazione dell’inserimento di tale territorio nella SNAI, la Strategia delle Aree Interne”.
“È una palese negazione del diritto alla salute ai cittadini madoniti – commenta Magda Culotta -. Se da un lato, infatti, il governo nazionale lavora affinché le aree più depresse del paese godano di uguali diritti rispetto alle zone più centrali, dall’altro, la chiusura del punto nascite di Madonna dell’Alto, rappresenta l’ennesimo limite allo sviluppo di questo territorio”.
Quello che accade in queste ore sulla vicenda della chiusura del Punto Nascite di Petralia Sottana è lo specchio di una Italia e di una Sicilia allo sbando, una terra dove nessuno ha responsabilità. Il futuro in quest’ottica è semplicemente inquietante.
“Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo all’appello dei sindaci madoniti, – dichiara Vincenzo Lapunzina, vice Sindaco di Castellana Sicula – sostiene che la colpa della chiusura del Punto Nascite dell’ospedale Madonna SS. Dell’Alto è della Regione siciliana che, negli anni trascorsi, non è stata capace di mettere in sicurezza la struttura. Pertanto, per tutelare la salute dei pazienti, il reparto per Lorenzin non può restare aperto, quindi niente deroga”.
“A stretto giro (appena poche ore l’arrivo della missiva della Ministra) – chiosa Lapunzina – dall’Assessorato alla Regione fanno sapere che la Regione può mettere in sicurezza solo i reparti che hanno ricevuto la deroga, quindi senza deroga niente messa in sicurezza per il Punto Nascite di Petralia Sottana“.
Il Ministro e l’Assessore regionale si mettano d’accordo, – conclude l’amministratore castellanese – visto che, tra l’altro, essendo entrambi componenti di governi di sinistra, parlano la stessa lingua. Qualcuno ci spieghi chiaramente s’è nato prima l’uovo o la gallina? Serve prima la deroga o la messa in sicurezza?“.
La Cgil partecipa domani alla marcia di protesta in auto con i sindaci dei comuni delle Madonie per chiedere la riapertura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia. Oggi pomeriggio i responsabili delle leghe comunali della Cgil dei nove comuni delle Madonie si incontrano per mettere a punto il piano delle rivendicazioni. Il corteo domani prenderà le mosse alle 9.15 da Petralia. Alle 10, il concentramento al bivio di Irosa. Da qui la carovana si metterà in marcia per raggiungere la Prefettura di Palermo.
“Noi parteciperemo con due macchine – dichiarano il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo e Lillo Spitale, responsabile della lega distrettuale Cgil di Petralia – L’arrivo a Palermo è previsto intorno a mezzogiorno. In autostrada si procederà lentamente, per richiamare l’attenzione delle istituzioni”.
In prefettura è previsto un incontro tra i sindaci dei comuni madoniti, il Prefetto e l’assessore alla Sanità.
“Ci aspettiamo che l’assessore tenga fede all’impegno preso e con una deroga rimetta subito in sicurezza il reparto con i nuovi organici, con i quali garantire la copertura h 24. Il completamento dell’organico è possibile grazie alle assunzioni previste dai bandi attesi entro gennaio – aggiungono Enzo Campo e Lillo Spitale – Riteniamo ci siano tutti gli estremi per rimettere in operatività il reparto. Così sarà possibile ottenere dal ministro la proroga in ottemperanza al decreto Balduzzi, prevista per le isole e per le zone disagiate di montagna”.
“La deroga – continuano Campo e Spitale – deve valere indipendentemente dal numero dei parti, per il solo fatto che sulle Madonie ci troviamo a 75 chilometri di distanza dall’ospedale di Termini Imerese e a 100 chilometri da quello di Cefalù. E non si può mettere a repentaglio la vita delle partorienti del comprensorio montano, che devono avere gli stessi diritti di cittadinanza delle altre donne. Il requisito dei 500 parti l’anno, impossibile da raggiungere nei comuni delle Madonie con i loro 27 mila abitanti, non può mettere in discussione gli altri diritti. Già il primo caso si è verificato. Una donna è partita in ambulanza da Petralia e ha raggiunto Termini in un’ora e mezza. Non dimentichiamo le strade dissestate, che contribuiscono all’isolamento di questi paesi”.
La Cgil ricorda inoltre l’intervento del ministero della Coesione, che ha scelto le Madonie comne area prototito per un investimento di 25 milioni. “Un investimento che serve a bloccare il fuggi fuggi dal territorio – spiega Lillo Spitale – In questa politica di intervento il ruolo dell’ospedale e dei servizi sanitari è fondamentale”.
“Le condizioni della nostra viabilità di certo non consentono alle pazienti trasferimenti rapidi e sicuri da Petralia a Termini Imerese o Cefalù, chiediamo dunque all’assessorato alla Sanità di discutere con le parti sociali del futuro del presidio, valutando piuttosto un potenziamento dell’organico e ottenendo una deroga al decreto ministeriale”.
Cosi Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani, Lorenzo Geraci segretario Cisl Fp e Gandolfo Madonia responsabile zonale Alte Madonie della Cisl, annunciano la presenza del sindacato alla marcia di~protesta dei sindaci dei comuni della zona per chiedere la riapertura del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana, prevista per domani mattina.
“La riorganizzazione dei servizi sanitari nel territorio deve tenere conto di tutti i criteri quindi anche l’aspetto che riguarda le condizioni degli spostamenti da un territorio ad un altro. Si tratta di servizi essenziali a salvaguardia della vita, si intervenga piuttosto sugli sprechi e la cattiva organizzazione”.
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