- Protesta davanti a Palermo stamani dei lavoratori dello spettacolo viaggiante
- Giostre, circhi e luna park sono chiusi da un anno a causa delle restrizioni anti Covid19
- Chiedono aiuto alle istituzioni
“Le giostre sono chiuse tristemente da un anno. Finiu u babbiu! (è finito lo scherzo, ndr)”. Animati da questo slogan, scritto sulle pettorine che hanno indossato, numerosi lavoratori del settore dello spettacolo viaggiante, giostrai, circensi e gestori di luna park si sono dati appuntamento stamattina davanti la sede della Presidenza della Regione siciliana a Palermo per protestare.
Il diritto al lavoro
“Siamo qui perché siamo stanchi di stare chiusi”, dice Toti Speciale, segretario nazionale Unesv, unione nazionale esercenti spettacoli viaggianti. “E’ un anno e un mese che non lavoriamo – precisa -. I luna park sono tutti fermi. In Italia nessuno parla di noi. Qualcuno ha parlato solo dei parchi divertimento. Noi siamo piccole giostre, piccole imprese che abbiamo diritto a lavorare. Se le autorità vogliono tenerci ancora chiusi ci diano realmente dei fondi di solidarietà”.
Nessun aiuto
“Noi non abbiamo avuto niente da nessuno – continua Speciale -. Siamo qui per protestare, o ci fate aprire o ci fate andare avanti in qualche modo. Ci rivolgiamo al presidente della Regione che può legiferare. Il 30 dicembre è stato fatto un ordine del giorno riguardante la nostra categoria. Oggi qui c’è tutta la Sicilia. Molti colleghi vengono da Catania, da Siracusa, da Messina. Oggi diciamo basta, finiu u babbiu!. In questi mesi ci ha aiutato soltanto la Caritas. Non vogliamo andare contro la legge, e vogliamo lavorare. Se non ci faranno lavorare ci incateneremo in qualche posto. Le nostre giostre sono dotate di attrezzature sofisticate, se le teniamo ferme, poi per rimetterle in moto ci vogliono un bel po’ di soldi che non abbiamo. Non possiamo più continuare a vivere in questa situazione”.
La testimonianza di un circense
“Siamo qui per vedere se riusciamo a tornare al lavoro – dice un circense che lavora come clown -. La cinghia l’abbiamo già tirata. E’ un momento difficilissimo. Il nostro sostentamento è il pubblico che entra al circo e assiste allo spettacolo ma siamo fermi da un anno. Quando il circo è chiuso non abbiamo nessun introito. Ci ha aiutato la Coldiretti portando il fieno per i nostri animali e ci hanno aiutato ‘i vicini di casa’. Siamo fermi a Palermo dal mese di ottobre. Ringraziamo la cittadinanza che ci ha aiutato però anche le istituzioni devono aiutarci”.
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