Trento guida la graduatoria dei Comuni italiani per performance ambientali, seguita da Mantova e Pordenone. La Sicilia fanalino di coda con Caltanissetta (103ma), Catania e Palermo entrambe all’ultimo posto in centocinquesima posizione come già accade da alcuni anni.
Al settimo posto Cosenza, prima città del Sud, alle sue spalle Cagliari (16) e Oristano (22). Roma è solo 89esima. È quanto emerge da Ecosistema Urbano 2023, il report di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, sulle performance a1mbientali di 105 Comuni capoluogo. Un report dai risultati impietosi per l’isola. Questo si basa su 19 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.
Tra le altre città italiane, oscillazione in negativo per Milano al 42esimo posto (la scorsa edizione era scesa al 38esimo posto), per Firenze, che slitta al 53esimo posto, e Genova, al 58esimo posto.
Le altre siciliane, classifica impietosa
Ma le altre città siciliane non brillano nella classifica generale dove Trento comanda con un punteggio di 0.859. La migliore è Agrigento è 72ma con 0.497. Ancora più in basso le altre: Enna 81ma con 0.474, Trapani 86ma con 0.459, Ragusa 87ma con 0.456, Siracusa 94ma con 0.425 e Messina 96ma con 0.400.
Caltanissetta, Palermo e Catania in coda
Guardando la parte bassa della graduatoria troviamo alcune delle città che da tempo non riescono a invertire la tendenza. In questa trentesima edizione di Ecosistema Urbano le ultime tre sono tutte siciliane: Caltanissetta, Palermo e Catania.
Terz’ultima è Caltanissetta, novantesima lo scorso anno e 92° due edizioni fa. Si legge nel report “Nonostante un buon andamento sul’NO2 e PM2,5 non dispone di altri dati per la qualità dell’aria così come per quel che concerne i consumi di acqua potabile, le perdite della rete idrica, i passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico, l’offerta dello stesso, le zone a traffico limitato e la diffusione di energie rinnovabili installate su edifici pubblici. Una serie di ‘nd’ che ovviamente condizionano pesantemente in negativo l’analisi delle performance ambientali di Caltanissetta”.
Ed ancora “Questo messo insieme ad un aumento delle auto circolanti dove si passa dalle 71 auto ogni 100 abitanti della scorsa edizione alle attuali 73; la conferma del pessimo indice di uso del suolo che con 1,5 su 10 fa di Caltanissetta la quint’ultima assoluta in questa graduatoria, assieme all’altra siciliana Agrigento”.
Poche note positive per il capoluogo nisseno
Uniche leggere note positive il calo della produzione di rifiuti e la conferma, in lieve flessione però, del dato della raccolta differenziata che scende dal 61,9% della scorsa edizione all’attuale 60,2%, ma rimane oltre il 60%. Davvero troppo poco. Palermo e Catania, appaiate con lo stesso punteggio, 20,86 su 100, chiudono insieme la classifica della trentesima edizione di Ecosistema Urbano 2023, come fanno ormai da qualche tempo, alternandosi.
Andamento pessimo a Catania e Palermo
Il report prosegue parlando del capoluogo etneo. Catania era penultima due anni fa, precedendo proprio Palermo, e ultima lo scorso anno, subito dopo Palermo. Il capoluogo etneo pur rispondendo a buona parte dei quesiti di Legambiente mostra un andamento pessimo in molti indici del rapporto. Triplicano quasi i consumi di acqua potabile pro capite al giorno a Catania che passa dai 92 litri agli attuali 246, mentre migliorano le perdite della rete idrica che dal 71% dichiarato lo scorso anno, scende al 61% che resta però uno dei dati più alti in assoluto in questo indice. Scende di poco anche la produzione di rifiuti pro capite che passa dai 723 kg/abitante annui della passata edizione ai 621 di quest’anno ma anche in questo caso resta uno dei dati peggiori tra i capoluoghi; continua a migliorare il dato della raccolta differenziata dei rifiuti dove il capoluogo etneo sale al 26,2% quest’anno a fronte dell’appena 11,4% della scorsa edizione.
Purtroppo però Catania resta tra le percentuali più basse di Rd, molto al di sotto anche della media italiana dei capoluoghi registrata quest’anno (62,7%), ed è quint’ultima in questo indice. Dimezza poi il numero di passeggeri trasportati dal servizio di tpl che dai già bassi 18 viaggi pro capite all’anno della scorsa edizione si ferma ad appena 9. Catania poi peggiora ulteriormente anche nell’indice di uso del suolo e si conferma essere tra le città italiane con più auto circolanti ogni 100 abitanti: 78 auto/100 ab.
In positivo possiamo citare il non pessimo andamento complessivo per quel che concerne i dati legati all’inquinamento atmosferico e i troppo piccoli, ma incoraggianti, passi in avanti sulla superficie destinata ai pedoni. Crescono i metri equivalenti di ciclabilità ogni 100 abitanti che da 2,72 della scorsa edizione si attestano quest’anno a 2,86.
Su Palermo
Palermo come anticipato era penultima lo scorso anno, ultima due anni fa e ancora penultima nell’edizione 2020 del rapporto. Il capoluogo regionale siciliano colleziona una serie di mancate risposte (ad esempio su ozono, consumi idrici, perdite della rete o sulle zone a traffico limitato) e pessime performance che pesano come macigni e non le permettono di sollevarsi dal fondo della graduatoria.
Pessimi i dati riferiti al settore rifiuti dove cresce ancora la produzione pro capite annua (dai 536 della passata edizione ai 572 di quest’anno) mentre la percentuale di raccolta differenziata si ferma ad un poco incoraggiante 16,3% che le vale l’ultima piazza nell’indicatore. Palermo scende anche nell’indice dell’uso del suolo e crescono le auto circolanti ogni 100 abitanti. Il capoluogo siculo è poi ultimo anche nei kW di solare installati sugli edifici pubblici con un poco edificante 0,08 kW ogni 1000 abitanti. Alcuni timidi segnali positivi li troviamo nel miglioramento dei passeggeri trasportati dal servizio di tpl palermitano che passano dai 29 viaggi pro capite annui della scorsa edizione agli attuali 44 e nei metri equivalenti di ciclabilità ogni 100 abitanti che da 1,94 della scorsa edizione si attestano ai 2,78. Segnali però davvero troppo labili.
Lagalla, “Palermo paga immobilismo anni passati”
Per Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, il capoluogo siciliano è ultimo insieme a Catania, nel trentesimo rapporto “Ecosistema urbano”, perché paga l’immobilismo pluriennale. “Oltre a essere ferma in questa classifica – spiega il primo cittadiano – in generale Palermo è stata ferma negli ultimi anni. Un elemento su tutti certifica questa stasi, ovvero il fatto che il Comune fosse senza bilanci approvati dal 2019. Questa amministrazione è riuscita in poco più di un anno ad approvare otto documenti contabili, un risultato che non era affatto scontato, anzi, e che serve a far ripartire la città. C’è da scontare ritardi, non è pensabile di ottenere tutto nel giro di pochi mesi”.
Cresce produzione annua rifiuti nel capoluogo siciliano
La classifica di Legambiente attesta che la città è in coda in molti dei diciannove indicatori di performance ambientali. Uno tra questi è rappresentato dai rifiuti.
Cresce la produzione pro capite annua (dai 536 della passata edizione ai 572 di quest’anno) mentre la percentuale di raccolta differenziata si ferma a un poco incoraggiante 16,3%.
“Stiamo puntando su fondi Pnrr, altre risorse europee e dello Stato per attuare un cambio di passo sull’igiene urbana e sulla differenziata – assicura Lagalla – da poche settimane è partita la fase della consegna di kit e di informazione per implementare il porta a porta e presto saranno disponibili alla Rap circa 180 mezzi nuovi, più nuovi investimenti sul polo impiantistico di Bellolampo. Su questi aspetti e sull’incremento del personale, tra nuovi autisti e operatori ecologici, questa amministrazione punta per rilanciare la Rap”.
Il sindaco di Palermo punta su bus elettrici e piste ciclabili
Come ribadito nel rapporto Ecosistema urbano 2023, Palermo si trova desolatamente nella parte bassa della classifica di tutti e 19 gli indicatori di Legambiente e de Il Sole 24 ore.
Ma sulla mobilità c’è un segnale positivo che l’Amministrazione comunale vorrebbe implementare ulteriormente. Secondo il rapporto di Legambiente, infatti, nel trasporto pubblico si passa dai 29 viaggi pro capite annui del 2022 agli attuali 44. Nei metri equivalenti di ciclabilità, ogni 100 abitanti, da 1,94 ai 2,78 di oggi.
“Sicuramente sul fronte dei trasporti pubblici abbiamo già mosso passi importanti – afferma – ma non abbiamo certo intenzione di fermaci qui, consapevoli che il servizio vada migliorato. In questo senso in Amat è iniziata una razionalizzazione delle corse, in base alla richiesta dell’utenza. Un esempio è stato il potenziamento delle linee che viaggiano verso le borgate che è stato apprezzato”. Lagalla rivendica di aver attivato “promozioni rivolte soprattutto ai più giovani, affinché si diffonda la cultura dell’utilizzo del mezzo pubblico”.
Il primo cittadino del capoluogo siciliano, conclude: “Inoltre, abbiamo lavorato sull’azienda assumendo nuovi autisti e aumentando i controlli a bordo. Accanto a queste azioni, puntiamo all’ampliamento della rete tramviaria e alla transizione ecologica con l’acquisto di bus elettrici e a metano e il completamento della rete ciclabile”.
Il report si basa su 19 indicatori
Il report, come già detto, si basa su 19 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Aumentano la percentuale di raccolta differenziata (dal 4,4% in media del ’94 al 62,7% nel 2022 ma solo in alcuni capoluoghi) e le piste ciclabili (passate da una media di 0,16m equivalenti/100 abitanti nel ’98 a una media di 10,59m equivalenti/100 abitanti nel 2022).
Nessun miglioramento per il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani, che si conferma, come trent’anni fa, a livelli tra i più alti d’Europa: 66,6 auto ogni 100 abitanti. Il trasporto pubblico è ancora lontano dalle medie europee, ed è passato da 97 viaggi pro capire all’anno nel ’95 ai 65 viaggi pro capire all’anno nel 2022.
E’ cresciuta la produzione complessiva di rifiuti (passando da una media pro capite di 455 kg/anno del ’94 a 516 kg/anno nel 2022).
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