La sanità siciliana è in profonda crisi, da anni. Per comprendere cosa stia succedendo, bisogna partire dalla prima linea della sanità: i pronto soccorso. Da lì parte la battaglia per una sanità più giusta ed efficiente. Dopo la drammatica esperienza vissuta con la pandemia Covid, sulla sanità siciliana sono piovuti centinaia di euro.
Oltre 230 milioni sono stati assegnati alle strutture ospedaliere per cercare di colmare il gap con gli altri territori. E di quella mole di denari, ben 51 milioni e passa sono stati utilizzati per rimettere a posto i pronto soccorso siciliani. A quelli della provincia di Palermo sono stati erogati quasi 23 milioni di euro. Eppure la situazione non è migliorata. Gli indici di occupabilità dei pronto soccorso sforano sempre il 150 per cento, in alcuni casi si registrano dati del 300 per cento.
Mancano i medici per i pronto soccorso
Perchè accade questo? Il problema è legato al personale. “Mancano i medici in generale, ma soprattutto a lavorare in prima linea, nei pronto soccorso, non ci vuole andare nessuno”, spiega Tiziana Maniscalchi, dirigente al Villa Sofia-Cervello. Bene dunque sulle strutture, ma bocciatura senza appello rispetto alla dotazione di personale. Turni massacranti, pochi riconoscimenti e il rischio di finire nel mirino della follia violenta di pazienti e parenti dei pazienti capaci di trasformare le corsie e l’astanteria dei pronto soccorso in una sfida all’Ok Corral.
Tornare alla medicina territoriale
Il problema, dunque, non è soltanto sulla capacità di spesa. Serve un cambio di rotta, una scelta politica coraggiosa che ridisegni i percorsi dell’accesso alla sanità. “Anche il pronto soccorso più moderno ed efficiente del mondo va in tilt se su di esso ricadono tutte le richieste del territorio”, spiega Toti Amato, presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo. “Bisogna tornare alla medicina territoriale – continua Amato – facendo in modo che la pressione sui pronto soccorso non sia così esagerata”. Su questo fronte, però, non si muove nulla. Anzi, le previsioni parlano di un ulteriore taglio ai medici di base: nei prossimi anni, in Sicilia, ce ne saranno 500 in meno.
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