I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno sottoposto a confisca una società operante nel settore degli scavi e delle costruzioni con sede ad Altofonte nel Palermitano, riconducibile a Andrea Di Matteo, del valore di circa 4 milioni e mezzo di euro. Il provvedimento è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, a conclusione dell’iter successivo al sequestro operato nei confronti dell’interessato nel 2014.

Andrea Di Matteo, 47enne originario di Altofonte, era stato arrestato nel dicembre del 2010 con l’accusa di essere un favoreggiatore del boss Domenico Raccuglia, esponente di vertice della famiglia mafiosa di Altofonte. Da questa accusa, nel 2012,  è stato però assolto dalla Corte d’appello di Palermo, dopo che in primo grado gli erano stati inflitti nove anni.

Tuttavia, sulla base di ulteriori indagini, sono emerse forti discordanze tra il patrimonio posseduto dal nucleo familiare dell’uomo e le fonti di reddito dichiarate e il tribunale ha disposto il sequestro dell’intero capitale sociale e del complesso di beni di una società operante nel settore edile, del valore complessivo di circa 4 milioni e mezzo di euro, ritenuta a lui riconducibile sebbene intestata ad alcuni prestanome.

La stessa sentenza della Corte d’appello che lo aveva assolto aveva sottolineato come i colloqui intercettati tra Di Matteo ed alcuni altri imprenditori, nonché le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Michelangelo Camarda, Giuseppe La Rosa, Nicolò Lazio e Domenico La Barbera, dimostrassero che Di Matteo aveva svolto il ruolo di tramite con il capomafia Domenico Raccuglia e di “collettore” delle estorsioni ad Altofonte.

Alla luce di tali elementi e al termine degli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle palermitane, il Tribunale di Palermo aveva quindi ritenuto sussistente la pericolosità sociale, disponendo, nel 2014, il sequestro della “NU.S.E CO. S.R.L.” (Nuova Scavi e Costruzioni), a lui stesso interamente riconducibile, anche se intestata ad un suo prestanome. Con la confisca dell’intero capitale sociale dell’impresa, il procedimento di prevenzione è ora giunto al suo termine.