La confisca del patrimonio di circa 15 milioni di euro e la misura della sorveglianza speciale per 5 anni sono state chieste dalla Procura di Palermo nei confronti di Francesco Paolo Maniscalco, ex titolare del bar San Domenico da tempo in amministrazione giudiziaria dopo il sequestro. A rappresentare l’ufficio inquirente era il pm Gery Ferrara.
Maniscalco è stato condannato per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. L’inchiesta che ha portato alla richiesta delle misure di prevenzione fu condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo che sequestrò a Maniscalco otto aziende, immobili, autovetture oltre a decine di rapporti finanziari.
L’imprenditore è figlio di Salvatore, appartenente alla famiglia mafiosa di Corso dei Mille. Tra le aziende sequestrate spiccava, per valore economico e simbolico, il Bar San Domenico, che si trova nella piazza della chiesa del “Pantheon degli eroi” dove è sepolto Giovanni Falcone, la palestra “Body Club” di via Dante, oltre ad aziende del settore dolciario e della
torrefazione del caffè.
Maniscalco fu arrestato nella notte di Natale del 1993 nel corso dell’operazione denominata “Angelo due” che portò alla scoperta di una organizzazione di trafficanti di droga sull’asse
Colombia-Gran Bretagna-Italia, in collegamento con i cartelli di Calì.
Nel 2000 finì nuovamente in carcere, con altri mafiosi del clan Porta Nuova, per aver organizzato un colpo da 20 miliardi di lire all’Ufficio di Crediti su Pegno della Sicilcassa di
Palermo del 1989.
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