“Considerato che l’attuale emergenza epidemiologica da Covid-19 in corso rende quanto mai necessario mettere in atto una serie di misure di prevenzione e profilassi che contrastino concretamente la diffusione dell’agente patogeno in un ambiente, quale il Tribunale di Palermo, frequentato quotidianamente da un elevato numero di persone”. Lo scrive, in una nota, la Camera Penale di Palermo.

“Considerato che le misure precauzionali in atto previste non sono oggettivamente attuabili poiché vi è l’impossibilità di farle efficacemente osservare, – prosegue – si chiede al Presidente della Corte di Appello di Palermo e al Presidente del Tribunale di Palermo, a tutela del Personale, dei Professionisti, dei Magistrati e della salute di tutte le persone coinvolte, di disporre la sospensione e il rinvio delle udienze penali ad eccezione dei processi con detenuti, udienze al tribunale della libertà, processi per direttissima, interrogatori di garanzia, convalide di arresti ed atti indifferibili, sino almeno al 31 marzo 2020″.

Nel mentre non mancano le polemiche sulla possibile scelta di una caserma di Cefalù come area di quarantena.
“Apprendiamo da fonti di stampa che il governo Musumeci avrebbe individuato una caserma di Cefalù come una delle due aree di quarantena in Sicilia. A nostro avviso si tratta di una assoluta follia predisporre un’area di quarantena nel pieno centro di una delle località turistiche più frequentate e famose della nostra isola. Albergatori e attività ricettive stanno già subendo un duro contraccolpo a causa dell’emergenza epidemiologica in corso. Se tale notizia risultasse confermata, Musumeci e Razza farebbero bene a rivederla in quanto assolutamente infelice”. A dichiararlo sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle componenti della commissione sanità all’Ars Salvatore Siragusa, Francesco Cappello, Giorgio Pasqua e Antonio De Luca. “Il governo regionale – spiegano i deputati – è chiamato a gestire una fase molto delicata. Cerchi di farlo senza creare ulteriori danni economici a quelle aree della Sicilia che stanno già affrontando un duro contraccolpo per quanto sta accadendo”.

Una voce smentita dallo stesso assessore:”Il governo Musumeci non ha assolutamente individuato una caserma di Cefalù come una delle due aree di quarantena in Sicilia. L’immobile è stato messo a disposizione dall’esercito, in alternativa all’ospedale militare di Palermo, eventualmente come luogo di degenza e non di quarantena. E in ogni caso non è ancora stato deciso nulla in proposito”.
Lo dichiara l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza.

“Trovo singolare – aggiunge – che si faccia una polemica per un lancio di agenzia, che non è mai stato oggetto di una nota ufficiale. Se poi chi protesta non sa neppure quale sia l’oggetto della decisione, evidentemente non si è compreso quanto sia delicato il momento e come la polemica politica dovrebbe regredire rispetto a temi così delicati”

Intanto da più parti vengono chieste risorse anche per le aree del Sud non coinvolte quanto quelle del Nord nei numeri del contagio.
“Il Governo Nazionale deve immediatamente riconoscere che lo stato di emergenza riguarda anche i territori indirettamente colpiti dal virus, o con un numero inferiore di contagi. Un’intera stagione turistica annullata, i viaggi di istruzione interrotti, i grossi eventi rinviati, le scuole chiuse sono decisioni catastrofiche che stanno investendo violentemente la Sicilia” dichiara Luigi Sturniolo a nome degli indipendentisti di Antudo.
“Chiediamo il riconoscimento per la nostra terra dello stato di emergenza economica. Il Governo nazionale deve prevedere da subito lo stanziamento di fondi straordinari per supportare l’economia dell’Isola,dall’agricoltura al turismo e, in generale massicci investimenti” continua Sturniolo.
Non manca, inoltre, la stoccata al governo regionale.
“Invitiamo il governo regionale alla massima vigilanza e chiediamo al presidente Musumeci il masimo impegno per la tutela degli emigrati Siciliani che lavorano al Nord. Di costoro qualcuno si sta occupando?”

A difesa dei lavoratori si schiera la Cisal Sicilia che denuncia: “Migliaia di lavoratori in Sicilia sono a rischio a causa del Coronavirus e dei suoi nefasti effetti sul tessuto economico della nostra Regione, ma anche nel settore pubblico servono misure idonee alla tutela dei dipendenti. Chiediamo al Governo Musumeci di intervenire subito o a pagarne il prezzo saranno i siciliani”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca, Nicola Scaglione e Angelo Lo Curto della Cisal Sicilia.

“Nei centri per l’impiego così come nei musei, nei siti turistici e in tutti gli uffici regionali aperti al pubblico servono dispositivi di sicurezza idonei e misure adeguate a evitare il contagio – continua la Cisal – ma da tutta la Regione ci arrivano segnalazioni in senso contrario, con decine e decine di utenti ammassati in coda. Stesso copione si ripete negli uffici degli enti locali, come postazioni
anagrafiche e sportelli. Il Governo regionale vari misure idonee a tutela anche delle imprese che si preparano ad affrontare cali di fatturato e di incassi con possibili conseguenze negative sui lavoratori”.

Gli attivisti e le attiviste della campagna Si Resti Arrinesci – che da mesi è attiva in Sicilia per il contrasto allo spopolamento ed all’emigrazione forzata – si dicono estremamente preoccupati per gli effetti (già in atto ma soprattutto in potenza) della diffusione del Covid-19, il cosidetto Corona virus.

Uno dei portavoce della campagna, Giorgio Martinico, dichiara “siamo già di fronte ad un collasso del sistema; voli cancellati, prenotazioni andate in fumo, locali, alberghi e strutture extra-alberghiere vuoti. Le guide turistiche e tutto l’indotto collegato a tour e gite già in ginocchio. E le prospettive sembrano solo possano andare a peggiorare: l’intera stagione estiva sembra a rischio. E il mio pensiero va a tutti quei lavoratori che, costretti a lavorare in nero o a prestazione non troveranno occupazioni stagionali fondamentali al loro sostentamento!”.
Ma il settore turistico non è l’unico in difficoltà già adesso, anzi. Il mondo del cosiddetto “terzo settore” inizia già in questi giorni a pagare i costi della crisi. Come sostenuto da Silvia Fabbra, altra portavoce della campagna “a tanti operatori sociali è già stato comunicata l’impossibilità di continuare la propria attività socio-lavorativa. Ma – continua la Fabbra – la preoccupazione è rivolta ai tantissimi giovani siciliani costretti a lavorare in assenza di garanzie contrattuali e con stipendi risicatissimi!”.

Insomma, un’economia fragile quale quella siciliana non può permettersi simili “crisi” senza vedersi pesantemente danneggiata nel breve e nel lungo periodo. “Servono strumenti immediati di supporto e tutela” – dicono da Si Resti Arrinesci – “questa crisi non può essere pagata dai soggetti economicamente deboli della nostra società. Chiediamo pertanto al governo nazionale di stanziare subito fondi straordinari utili al riassorbimento di questa emergenza oltre che politiche efficaci di supporto all’economia della nostra regione!”