Continuano le indagini relative all’inchiesta che ha messo in luce un comitato d’affari che avrebbe tentato di aggirare il piano regolatore con una delibera del Consiglio comunale per avviare un progetto di edilizia residenziale convenzionata sulla ex Keller di via Messina Marine e via San Lorenzo. Ora la Procura chiede il processo per gli indagati.
L’udienza è fissata per l’8 ottobre quando gli imputati dui rivoteranno davanti al Gip per l’udienza preliminare. Si tratta dei funzionari comunali, Mario Li Castri, ex dirigente dell’Area tecnica del Comune, e Giuseppe Monteleone, già dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive; l’architetto Fabio Seminerio; gli ex consiglieri comunali, Giovanni Lo Cascio, era capogruppo del Pd e presidente della commissione Urbanistica del Comune, e Sandro Terrani, all’epoca capogruppo di Italia viva, membro della commissione Bilancio. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche i costruttori Giovanni Lupo e Francesco Lo Corte, della Biocasa srl; Agostino Minnuto, direttore dei lavori di un cantiere della Biocasa; e l’architetto Giovanna D’Attardi, compagna di Monteleone, che dalla Biocasa avrebbe avuto diversi incarichi.
I reati contestati ai predetti, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.
Le indagini hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali, i quali avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata.
Nel corso del 2016, Seminerio e soggetti a lui riconducibili hanno presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) e conseguente realizzazione di complessive 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.
Per derogare al piano regolatore generale era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative. L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata da Li Castri, all’epoca a capo dell’Area Tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con Seminerio, con il quale manteneva assidua frequentazione, dall’altro, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata. In cambio, Li Castri accettava la promessa (formulata da La Corte e Lupo, interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzarsi, che a sua volta avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte di deliberazione.
Anche Monteleone si adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo. I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore. In data 7 novembre 2019 il Consiglio Comunale ha comunque espresso parere contrario alle proposte costruttive.
In un’altra vicenda Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminerio, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
Monteleone, già dirigente dell’Area Tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento al fine di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e A.M. gli promettevano 15.000 euro. I primi due, inoltre, assegnavano a una strettissima amica di Monteleone, molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.
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