Centrosinistra sempre più spaccato dopo la mossa di tirar fuori il nome di Franco Miceli come candidato a sindaco di Palermo. Il Pd – ad accezione di qualche frangia interna (giovani dem) – sembra voler puntare sul presidente dell’Ordine degli Architetti; così come il gruppo dei parlamentari palermitani M5S (Steni Di Piazza e Adriano Varrica in testa). Ma la mossa dei grillini a Roma ha spaccato il Movimento in Sicilia, con duri affondi da parte di Giampiero Trizzino, unico tra i Cinquestelle a farsi avanti per la corsa a sindaco.

L’intervista: “No a questi metodi carbonari”

Non ci sta a questa candidatura “calata dall’alto” e da “metodi carbonari”. Giampiero Trizzino, dopo mesi di stallo, rompe gli indugi e ammette le responsabilità del Movimento.

Ai microfoni di BlogSicilia il deputato regionale M5S – che ha palesato da mesi la sua disponibilità per la fascia di sindaco di Palermo agli alleati della sinistra – spiega le ultime novità, dopo il vertice tra Giuseppe Conte e Franco Miceli.

“L’incontro di Conte con Miceli è stato solo conoscitivo, non c’era stato alcun avallo, Conte non si era mai espresso. Adesso lui valuterà gli altri nomi in campo nel momento in cui tavolo sarà ripreso. Io – racconta Trizzino – ho spiegato a Conte che anche Sinistra Comune (Barbara Evola) aveva intenzione di riaprire la discussione. Per me è una cosa saggia. Bisogna uscire da questa “cosa carbonara“, così il Pd esce fuori il suo nome (Miceli) e gli altri fanno il loro nome. Così si ridiscute”.

“Ci sono dei nomi validissimi, che sono stati ingiustamente accantonati: Mariangela Di Gangi, Antonella Di Bartolo, Valentina Chinnici, Rita Barbera“.

Un’altra settimana di tempo

Sui tempi, il leader nazionale dei Cinquestelle sembra essersi preso altri giorni. “Entro una settimana, al massimo una settimana e mezza, il nome – dice Trizzino – Noi, nel frattempo avremo discussioni interne al Movimento. La nostra Capogruppo ha chiesto una riunione nel Movimento (dovrebbe essere domenica) per affrontare la spaccatura creata dai colleghi nazionali“. Il riferimento – per nulla velato – è a Steni Di Piazza e Adriano Varrica che puntano su Miceli.

“Ci sono rimasto molto male per questa fuga in avanti – ammette Trizzino – non pensavo si arrivasse a questo dal mio partito”.

“Conte dispiaciuto, responsabilità enormi nel Movimento”

Come l’ha presa l’ex premier Conte? “Era dispiaciuto, ma manca un referente regionale per coordinare il Movimento – riferisce Trizzino – Io però non ho sollevato barricate su Miceli, ma il suo nome è del PD non della società civile, è giusto che si sappia anche per rispetto di Mariangela Di Gangi che viene dalla società civile. Non bisogna manipolare la realtà. Io ce l’ho col metodo carbonaro che è stato utilizzato”.

Poi l’autocritica interna: “Il Movimento ha responsabilità enormi per essersene uscito con questa ‘cazzata’ di Miceli, ma per fortuna è una minoranza. Paradossalmente il mio alleato sembra Orlando, che non sembra molto propenso a Miceli. Non c’è più tempo per fare le primarie, e da quello che vedo manca anche la volontà da parte di tutti. Se fossi io il leader direi: signori, ce ne andiamo da soli”.

No a “pasta con le sarde”

La strategia vincente è di evitare “pasta con le sarde”, ribadisce Trizzino. “No al campo largo. Ferrandelli ha chiuso definitivamente, Faraone manterrà la sua candidatura. Quindi basta parlarne, altrimenti il M5S ne esce con le ossa rotte se si allarga troppo. Già abbiamo una crisi di identità, non bisogna diventare invotabili“.

Il sondaggio

Nell’ultimo realizzato da Winpoll, Trizzino era indicato come il favorito dai palermitani intervistati, (coalizione Pd-M5S-Sinistra e liste civiche) senza campo largo. Mentre Ferrandelli per l’opzione centrosinistra con campo largo.

Intanto fervono i preparativi per un’analisi dell’elettorato: “Stiamo lavorando a un focus regionale, con uno spunto comunale. Un sondaggio interno”.

L’appello a Conte “Scenda a Palermo”

Infine l’appello al leader del Movimento: “Mi auguro che Conte faccia una capatina a Palermo per conoscere sul campo. Sono certo che lo farà, per evitare ulteriori teatrini. Barbagallo – conclude Trizzino – è stato 6 mesi a parlare di una donna candidata e alla fine se ne esce con un uomo: Miceli. Un minimo di dibattito serviva. Non questo metodo carbonaro, calato dall’alto”.

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