Dai prezzi sul mercato Palermitano della droga alle zone da gestire, dai quantitativi da trattare al raccordo con i massimi vertici di cosa nostra. Era questo il quadro che si era costruito attorno all’organizzazione criminale sgominata all’alba di ieri sull’asse Palermo, Calabria e Campania sul traffico di droga nell’ambito dell’operazione “Gold green”. Dei 15 arrestati nell’operazione antidroga tra Palermo e Africo Nuovo, in provincia di Reggio Calabria, 13 sono tutti Palermitani. Il blitz è stato messo a segno dai carabinieri del reparto operativo di Palermo.

Il forte e temuto legame

Il legame più forte è quello che emerge tra i fratelli Giuseppe (’76) e Salvatore Marsalone con Michele Micalizzi. Uomini temuti e rispettati perché in rapporti di parentela con soggetti affiliati rispettivamente alle famiglie mafiose di Palermo Centro i primi due e Partanna Mondello il terzo. Secondo la procura i tre hanno “promosso, diretto, finanziato l’associazione impartendo precise disposizioni agli associati al fine di determinare i ruoli e coordinarne le attività, per essersi occupati della gestione della cassa comune, per aver fissato il prezzo di acquisito e di vendita dello stupefacente ed averne determinato i quantitativi da trattare, autorizzato le trattative finalizzate all’approvvigionamento dello stupefacente, mantenuto Ì rapporti con gli esponenti apicali di altri mandamenti mafiosi finalizzati alla ripartizione delle rispettive piazze di spaccio”.

Gestivano anche i crediti e i contrasti

Erano in pratica dei “fai da te” che avevano il controllo su tutto. Un ruolo di primo piano che gli era riconosciuto tanto che i Marsalone e Micalizzi hanno provveduto anche a dirimere eventuali controversie con i fornitori mirate al recupero dei crediti del sodalizio. Inoltre erano proprio loro a individuare i diversi canali di approvvigionamento dello stupefacente anche sul territorio napoletano e calabrese, determinato la ripartizione degli utili fra i vari indagati e la loro devoluzione al sostentamento dei detenuti delle famiglie mafiose.

La base operativa un impianto sportivo

La loro base operativa era, secondo quanto accertato attraverso i pedinamenti e le intercettazioni, il centro sportivo “Big Club Sport” di via Ascoli a Palermo. Un’attività gestita da Giuseppe e Salvatore Marsalone.

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