- Il rapporto Istat ha fotografato l’impatto della pandemia
- Nel 2020, in Sicilia ci sono stati 2882 vittime per il Covid19
- Con vaccini rischio mortalità scende al 95% dopo 7 settimane dalla prima dose
- Da marzo 2021 è crollata la mortalità degli ultra ottantenni grazie alla vaccinazione
Nel 2020 la mortalità in Italia è stata la più alta mai registrata dal dopoguerra in poi. Ad evidenziarlo è il rapporto Istat-Iss sull’impatto del Covid in Italia, secondo il quale nell’anno della pandemia sono stati registrati complessivamente 746.146 decessi, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso).
Considerando le variazioni nei tassi standardizzati di mortalità, poi, la mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9%, rispetto alla media del quinquennio 2015-2019; le regioni che riportano aumenti significativamente più alti sono Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia e la Provincia autonoma di Trento.
Oltre 4 milioni di casi in Italia
In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio 2020) fino al 30 aprile 2021 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 4.035.367 casi positivi di Covid19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 26 maggio 2021), di cui 1.867.940 nei primi 4 mesi del 2021, il 46% del totale. Sempre dall’inizio dell’epidemia, nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrato Covid-19 dell’Istituto superiore della sanità, sono stati registrati 120.628 decessi di persone positive al Covid19 con data di evento entro il 30 aprile 2020.
I decessi nell’isola nel 2020
Il rapporto dell’Istat continua con i dati totali delle persone scomparse e le morti da Covid19 provincia per provincia nel 2020. In questo periodo di tempo, in Sicilia complessivamente sono decedute 56.733 persone. Di queste, 2.882 sono decedute Covid19.
Le morti di Covid19 riportate provincia per provincia. Palermo 801. Catania 984. Messina 206. Siracusa 216. Ragusa 169. Agrigento 132. Caltanissetta 99. Trapani 164. Enna 111.
Nel 2021 più colpito Nord-est, più morti Centro-sud
La rappresentazione delle mappe di diffusione a livello provinciale mostra come in questi primi 3 mesi dell’anno 2021 le province con il maggior tasso di incidenza dei nuovi casi di Covid-19 siano quelle del versante Nord-orientale: Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini, Bolzano/Bozen. Molto bassa appare l’incidenza in alcune province della Sardegna (Sud Sardegna, Oristano, Sassari), in alcune province della Calabria (Catanzaro, Cosenza, Crotone) e della Sicilia (Ragusa, Enna Agrigento).
Osservando la distribuzione delle variazioni percentuali dei decessi rispetto ai due periodi di riferimento (gennaio-febbraio 2015-2019 e gennaio-febbraio 2020) si osservano – prosegue la rilevazione congiunta Istat-Iss sulla mortalità durante la pandemia – valori alti nella Provincia di Udine (variazione del 42,7% e del 45,3% rispettivamente), Forlì-Cesena (29,8% e 25,9%). Riportano invece delle alte variazioni percentuali con segno negativo rispetto al 2020, proprio le città che erano state maggiormente colpite durante la prima ondata del 2020 (Bergamo -84,0%; Cremona -78,1%; Lodi – 77,7%; Piacenza -76,8%).
Rischio si riduce dopo 7 settimane prima dose vaccino
Il rischio di decesso per Covid si riduce del 95% a partire dalla settima settimana dopo la somministrazione della prima dose di vaccino. Lo rivela il nuovo rapporto Istat-Iss sull’incidenza della pandemia in Italia. Analizzando il primo quadrimestre del 2021, il documento spiega che “la vaccinazione ha portato a una notevole riduzione del rischio di morte a meno di due mesi dalla prima dose del vaccino”.
Rispetto al 2020 si è registrato un ulteriore calo in termini percentuali dei contagi registrati nella popolazione molto anziana (80 anni e più) e un abbassamento dell’età dei casi segnalati. “Questo – spiega l’Istat – è un segnale di come la campagna di vaccinazione, le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia nella fascia anziana della popolazione, ma è anche una conseguenza dell’aumentata capacità diagnostica e delle attività di contact tracing”.
In particolare, il report segnala che alla data del 7 giugno 2021 in Italia sono state somministrate 38.178.684 dosi di vaccino per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, con un totale di 13.028.350 di persone che hanno ricevuto il ciclo completo (24,01% della popolazione over 12 anni). Il rapporto evidenzia una riduzione progressiva del rischio di infezione da SARS-CoV-2, di ricovero e di decesso.
Da marzo effetto vaccini, crollo morte 80enni
Sempre il rapporto, fa notare come da marzo 2021 si comincino ad osservare gli effetti positivi della campagna vaccinale. Che ha prioritariamente puntato a proteggere la popolazione più fragile. Se da un lato l’eccesso di decessi di marzo 2021, rispetto al dato medio dello stesso mese del periodo 2015-2019, continua ad essere attribuibile per quasi il 90% ai morti di 65 anni e più, d’altro canto rispetto al picco di decessi di marzo 2020 il calo più importante si deve soprattutto alla classe 80+; il crollo dei decessi di questa classe di età rispetto a marzo 2021 spiega il 70% della diminuzione dei decessi totali osservata tra marzo 2021 e marzo 2020; un altro 26% è dovuto alla minore mortalità della classe 65-79 anni.
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