Ancora casi di Covid19 all’interno del Tribunale di Palermo che colpiscono personale amministrativo, giudici e avvocati. Ma il virus si insinua anche all’interno delle celle del Pagliarelli con 6 detenuti positivi e subito posti in isolamento in altre strutture.
La sigla sindacale Uil Pubblica amministrazione, su questi ultimi casi al Pagliarelli ha fatto sentire la propria voce come anche la Federmot, che riunisce i magistrati non togati. Timori anche per gli avvocati. Due legali hanno fatto il tampone perché entrati in relazione con persone risultate positive e hanno scoperto di essere a loro volta contagiati. Per i detenuti invece il contagio arriva da fuori: due rientravano infatti da un permesso, dopo essere stati per alcuni giorni a casa; due erano stati in detenzione domiciliare e avevano subito la revoca del beneficio; altri due sono stati arrestati di recente.
Si esclude il focolaio in carcere. “Non c’è un focolaio in carcere – dice la direttrice di Pagliarelli Francesca Vazzana al Giornale di Sicilia – mentre emerge che la malattia serpeggia all’esterno, nelle famiglie. Noi siamo riusciti a contenere la diffusione anche tra gli agenti addetti alle traduzioni dei detenuti, abbiamo subito fatto il tracciamento dei contatti. Dei 21 colpiti dal Covid, subito isolati e fatti uscire dal nostro circuito, ne sono rimasti tra otto e nove”
La Uilpa ha intanto scritto una lettera ai vertici dell’amministrazione giudiziaria cittadina, “per sollecitare la piena applicazione delle disposizioni governative e ministeriali in materia di lavoro da remoto”. Alfonso Farruggia, segretario generale regionale del sindacato siciliano, sollecita l’incremento dello smart working: “La curva dei contagi – afferma – cresce a livelli esponenziali: l’innalzamento del lavoro da remoto, deciso dall’esecutivo, è compreso tra un minimo del 50% fino a un massimo del 70%, una novità che accogliamo favorevolmente”.
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