Non si spengono le polemiche in seguito alla scarcerazione di boss di cosa nostra ergastolani e trafficanti di stupefacenti grazie all’emergenza covid19. Alla lista degli scarcerarti potrebbero aggiungersene altri che hanno presentato l’istanza. In tutta Italia sono 376 quelli già “graziati” dallo Stato, 62 solo in Sicilia. Si attende, invece, la decisione per altri 456 detenuti. Per 56 detenuti già rispediti fuori dal carcere la richiesta è giunta direttamente dalle direzioni carcerarie. Lo riporta il Giornale di Sicilia second cui la circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 21 marzo ha legittimato questo tipo di scelte da parte dei direttori per sfoltire la popolazione carceraria e per ridurre il rischio del Covid-19.

Nelle ultime ore il governo sembrerebbe aver intenzione di fare marcia indietro dopo le aspre critiche al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Intanto attendono la grazia altri nomi eccellenti della criminalità organizzata siciliana. Tra questi c’è quello di Antonino Cinà, conosciuto come medico di Totò Riina, condannato all’ergastolo. Per lui si attende la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Parma. Ma tra i rientrati a casa non ci sarebbero solo boss anziani.

Come sottolinea ancora Il Giornale di Sicilia, tra i detenuti fuoriusciti ci sarebbero anche 30enni. È il caso di Antonio Bulla, di Adrano, che ha 37 anni o Antonio Cambria Scimone, di Spartà, Messina, che ha 33 anni. Poi c’è un lungo elenco di anziani. Sconcerto ha creato la scarcerazione di Cataldo Franco, 84 anni, che fu carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Ma lo scontro politico sulle scarcerazioni continua ed è rovente. Per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è arrivata una mozione di sfiducia dalle opposizioni. A depositarla, a Palazzo Madama, è stato il leader della Lega Matteo Salvini, con il supporto di Fratelli d’Italia e dei forzisti di Silvio Berlusconi. “Vogliono sfiduciarlo perché è un ministro scomodo. C’è tutto un mondo di potenti ammucchiati in difesa del loro potere e dei loro interessi per cui Bonafede è un ministro scomodo”, si legge in un post sul blog del M5s. Sulla mozione di sfiducia pesano come un macigno le dichiarazioni dell’ex pm di Palermo Nino Di Matteo che sarebbe stato escluso dalla guida del Dap da Bonafede che lo avrebbe prima proposto e poi silurato.

Bonafede non ha placato gli animi nonostante abbia confermato di essere al lavoro su un decreto che consenta ai magistrati di sorveglianza di rivedere le decisioni che hanno mandato ai domiciliari i boss tenendo presente il mutato contesto epidemiologico, e gli strumenti messi in campo contro il Covid. Il Guardasigilli ha battuto il tasto sul fatto che le scarcerazioni sono avvenute in forza di norme in vigore prima dell’avvento del Coronavirus e che il governo e la sua azione specifica contro il crimine organizzato “non verrà mai meno”.

Articoli correlati