Non si possono tenere in casa i cittadini e spalancare le porte delle carceri ai boss mafiosi. Insiste la Lega nella sua protesta contro la decisione di concedere gli arresti domiciliari al alcuni carcerati, condannati per associazione mafiosa. Tra questi c’è il boss palermitano Francesco Bonura che trascorrerà la detenzione a casa grazie alla conversione della pena agli arresti domiciliari. La scarcerazione dei boss mafiosi over 70 ha suscitato in questi giorni lo sdegno di molti, tra questi anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. 

Non si placano le polemiche in seguito alla scarcerazione di alcuni esponenti di Cosa nostra già liberati per il rischio di contrarre in carcere l’infezione del Covid19. “Le scarcerazioni, avvenute e paventate, suonano come una dichiarazione di fallimento dello Stato rispetto alle pretese dei mafiosi e non possono essere giustificate in alcun modo. Farli tornare a casa vuol dire assumere un atteggiamento irrispettoso versi i cittadini, il cui diritto alla sicurezza non può e non deve essere messo a repentaglio. Non può passare il principio di un governo che tiene i cittadini chiusi in casa e spalanca le porte delle carceri per fare uscire i mafiosi”. A sottolinearlo sono Stefano Candiani, segretario regionale della Lega Sicilia, senatore leghista già sottosegretario al ministero dell’Interno con Matteo Salvini, insieme ai deputati nazionali siciliani della Lega Nino Minardo e Alessandro Pagano.

“I porti vengono tenuti aperti e i migranti entrano indisturbati in Sicilia – osservano i tre esponenti leghisti – e allo stesso tempo, c’è il rischio che siano aperte le porte delle carceri e che mafiosi con condanne anche a pene pesanti vengano liberati. Nessuna delle due cose è ammissibile e lecita, perché porta con sé effetti di una gravità inaudita per i siciliani. Si impedisca questa follia! Governo Conte, la Lega non vi darà tregua”.

Fabio Cantarella, responsabile enti locali della Lega in Sicilia e assessore comunale a Catania, ha commentato, in particolare, la decisione del Tribunale di Milano di scarcerare il boss La Rocca e di rispedirlo in Sicilia. “Un pessimo segnale” è secondo l’esponente leghista l’imminente rientro nell’Isola del padrino di San Michele di Ganzaria, Francesco La Rocca, condannato all’ergastolo.

“A destare preoccupazione – spiega Cantarella – è che i primi ad approfittare dell’emergenza sanitaria siano proprio i condannati per i reati più gravi e in particolare gli appartenenti ad organizzazioni mafiose. Trovo inoltre assolutamente fuori luogo che boss e altri criminali incalliti tornino nelle loro abitazioni e nelle loro regioni d’origine, il ritorno di un boss come La Rocca nel calatino potrebbe essere interpretato, nonostante la stretta sorveglianza, come un ritorno sul proprio territorio. Sappiamo bene come nella subcultura mafiosa la presenza del capo sia un segnale chiaro”.

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