Brutta sorpresa per i lavoratori beneficiari dei primi assegni di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, legati all’emergenza Covid-19. Con una perdita netta in busta paga del 36%, un lavoratore rimasto a casa per effetto delle disposizioni di lockdown riceve un assegno medio di 851 euro, inferiore di ben 472 euro rispetto alla propria retribuzione netta che mediamente è di 1.324 euro al mese.

I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio Statistico Consulenti del Lavoro a partire dai dati Istat. Quella che ne viene fuori è una situazione diversa da quella prospettata dall’Inps per cui “solo” il 39% dei cassintegrati riceverà una decurtazione minima del 20% rispetto al salario mensile, come previsto dalla legge. Per la maggioranza dei lavoratori che beneficeranno degli ammortizzatori sociali, la perdita in termini reddituali sarà invece molto più alta: per il 22% la decurtazione del proprio stipendio netto sarà di fatto tra il 21% e 30%, per il 18% tra il 31 e 40%, e per il 21% addirittura superiore al 40%.

Secondo lo studio dei Consulenti del Lavoro, circa 472 euro (36%) è la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che beneficeranno di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per l’emergenza Coronavirus. Una perdita che tende a salire più è alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione.

A farne le spese saranno soprattutto le professioni ad elevata specializzazione (764 euro in meno rispetto alla retribuzione netta di base); figure tecniche (646 euro in meno, pari a una riduzione del 41%); professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (428 euro in meno, pari a una riduzione del 33%).

Stando ai dati contenuti nell’indagine, il quadro risulta molto differenziato anche da un punto di vista territoriale, rispecchiando le caratteristiche di una struttura occupazionale che varia nella geografia nazionale. Con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud dove la maggior concentrazione di lavoratori con profili professionali e retributivi medio-bassi porta ad un taglio pari al 33% (396 euro).

L’analisi conferma la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti. Ovvero, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali (Cig e assegno ordinario) che, dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta. Si tratta di una decurtazione che interesserà tutti, anche quei redditi da lavoro già bassi, a cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che prevedibilmente non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate entrate. A fronte di una spesa importante dello Stato (6,2 mld) per sostenere e supportare i tanti lavoratori italiani colpiti dall’emergenza economica conseguente a quella sanitaria, non va scordato che a questa platea di lavoratori verranno a mancare circa 3,5 miliardi al mese. Insomma, un volume molto importante di risorse.

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