Ricompare lo spettro zona gialla per la Sicilia. Non da subito ma il ritmo di crescita fa temere restrizioni già nella seconda parte del mese di agosto.
Sardegna in testa per ricoveri in terapia intensiva, Sicilia in area medica
E’ la Sardegna, passata dal 5% al 9% in una settimana, la regione che vede la maggior crescita di terapie intensive occupate da pazienti Covid19, seguita da Lazio e Sicilia al 5%, ma per i ricoveri Covid19 nei reparti ordinari, le regioni in crescita maggiore sono, invece, Sicilia e Calabria, arrivate in una settimana rispettivamente al 10% e 9%, seguite dalla Campania al 6%.
Il Sud peggio del Nord
A evidenziare come gli ospedali del Sud vedano crescere più velocemente della media nazionale i valori è il monitoraggio giornaliero dell’Agenas. Secondo i nuovi parametri nazionali, la soglia critica è fissata al 15% per i ricoveri ordinari e al 10% per le intensive.
Il paragone con marzo, il mese difficile
A fine marzo, le terapie intensive occupate da pazienti Covid, a livello nazionale, erano il 41% e i ricoveri in area non critica al 44%. Da allora, grazie all’accelerazione della campagna vaccinale, è iniziata una continua discesa che, da una settimana a questa parte, sta vedendo una risalita, in particolare in alcune regioni del Sud, anche se per ora nessuna supera la soglia che determina il cambio di colore, ovvero il 15% per i ricoveri ordinari e il 10% per le intensive. Le regioni del Nord mantengono invece quasi tutte valori al di sotto o uguali a quelli nazionali (pari al 3%
per le intensive e al 4% per i ricoveri, in base ai dati Agenas relativi al primo agosto).
I non vaccinati responsabili del contagio
Fra tutti i ricoverati oltre l’80% dei casi riguarda pazienti non vaccinati. Il dato è stato fornito dall’assessore regionale per la salute Ruggero Razza. Ma non basta questa cifra a comprendere il fenomeno. Del restante 20% solo il 5% dei ricoverati totali era vaccinato con due dosi ma si trovano tutti in area medica con sintomi non gravi (ad eccezione di un singolo caso di Palermo ricoverato in terapia intensiva ma già immunodepresso per altra patologia grave). Il restante 15% è composto per il 7% da non vaccinabili per patologie incompatibili con il vaccino e, nell’8% dei casi, di vaccinati sono una sola dose o con due dosi ma non ancora in periodo di efficacia visto che devono trascorrere 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose perché il vaccino abbia piena efficacia.
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