- Palermo è in zona rossa
- L’esasperazione dei più giovani che si sentono additati ma dimenticati
- Le paure e l’ansia di una generazione costretta a stare tra quattro mura
Ci si sveglia la mattina con un colore diverso, si spera ogni giorno che il colore sia più chiaro per poter vivere forse un po’ di più. Ma forse oggi le mie preghiere, come quelle dei miei amici non sono state ascoltate. Siamo ufficialmente in zona rossa, ma tanto chi pensa a noi ragazzi?
Chi pensa ai ragazzi?
Lo stato decide di tutelare gli anziani poiché più suscettibili e fragili, decide di tutelare i bambini poiché più deboli e indifesi. E a noi ragazzi, chi pensa a noi?
Non abbiamo mai chiesto di rivoluzionare il mondo, o forse si, ma non così.
Chiusi tra quattro mura
Restiamo costantemente chiusi tra quattro mura, con i nostri pensieri soffocanti, con i nostri dubbi, con le nostre paranoie e con le nostre ansie. Noi giovani dovevamo essere i piccoli nani che camminavano sopra le grandi spalle degli anziani, sopra le grandi colonne di cultura, ma adesso, dove ci reggiamo? Su quali grosse spalle camminiamo se l’istruzione c’è stata strappata via dalle mani?
Cosa fa un ragazzo in un pomeriggio d’aprile in zona rossa?
La zona rossa, un paio di cuffie ed un telefono
Ci rifugiamo in un paio di cuffie, in un letto sfatto e in un telefono, definito dai più grandi il mezzo con cui il diavolo arriva all’uomo. Forse, è proprio il telefono che avvicina noi ragazzi alla realtà, una video chiamata con l’amica, o il fidanzato, che ci porta realmente alla vita vera, anche se l’incantesimo dura davvero poco; basta una voce della mamma per riportarci alla realtà, i discorsi dei genitori che si ripetono ogni sera come vangelo per le nostre orecchie; il peso di papà che non lavora e non riesce a pagare le tasse; le insufficienze irrecuperabili, gli amici che si perdono, la primavera che passa sopra le nostre case.
La voglia di capovolgere il mondo e la routine
Cosa fa un ragazzo in un pomeriggio d’aprile in zona rossa?
Penso non ci sia morte interiore e intellettuale per un ragazzo con la voglia di svegliarsi la mattina e capovolgere il mondo, sopportare una routine che non abbiamo voluto noi, ma forse, saremo testimoni di una vera guerra, affrontata non con armi e nemici fisici, una guerra intellettuale, una guerra con noi stessi.
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