“L’esperienza umana del male è l’interrogativo che noi giudici alla corte penale internazionale ci poniamo, il male di cui noi ci occupiamo merita la maiuscola e non ha a che vedere con la brutalità personale, con la corruzione morale ma a che vedere con la politica”. Inizia così, l’intervento del giudice della corte penale internazionale, Rosario Salvatore Aitala, durante il convegno tenutosi nella sede della Fondazione Federico II e organizzato da quest’ultima, congiuntamente all’osservatorio nazionale delle camere penali e dalla camera penale di Palermo.
Il titolo del convegno, “I crimini contro l’umanità e la corte penale internazionale” racchiude il focus a cui, diversi relatori unitamente alla Federazione Federico II, hanno voluto dare risalto. L’appuntamento ha permesso il dibattito e la riflessione sull’evoluzione dei crimini internazionali e sulla capacità della corte penale internazionale di assolvere ai compiti per i quali è stata costituita.
Il convegno
Al convegno hanno preso parte il sostituto procuratore generale della corte di appello di Palermo, Carlo Lenzi, il presidente della camera penale di Palermo, Vincenzo Zummo, e il giudice della corte penale internazionale, Rosario Salvatore Aitala. “Controllare i territori, controllare anime attraverso la detenzione arbitraria e la persecuzione o attraverso lo stupro di massa, rappresentano crimini politici – ha dichiarato Aitala – quella che noi vediamo è la ragione per la quale esiste la corte penale internazionale – aggiunge – la storia del male è storia politica, è una storia di scelte politiche”.
Le sfere di dibattito sulle quali si è sviluppato il convegno sono state due: “L’evoluzione dei crimini internazionali e le nuove prospettive geopolitiche” e ” La tutela dei diritti umani in tempi di conflitti”. Lungo tutta la profonda riflessione, è emerso un assunto: il principio, secondo il quale, processare e punire sulla base del diritto e della giustizia internazionale, coincida con una svolta storica ben più generale. Vale a dire, il riconoscimento dell’esistenza del diritto internazionale penale; poiché i principi di umanità sono vere e proprie norme del diritto internazionale.
“Sono tempi in cui la giustizia penale internazionale ha un ruolo strategico e rilevante – ha dichiarato Armando Plaia, direttore del dipartimento di Giurisprudenza – convegni come quello di oggi sono funzionali ad un processo di sensibilizzazione nei riguardi dei cittadini”.
Poi, l’intervento del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno: “Sottolineo l’importanza del lavoro svolto dall’Osservatorio Nazionale delle Camere Penali e dalla Camera Penale di Palermo nell’organizzare, presso la sede della Fondazione Federico II. Il focus di approfondimento sulla giustizia penale internazionale, che consente di portare all’attenzione dei presenti un’approfondita riflessione sul tema dei diritti umani, oggi più attuale che mai. Approfondire gli obiettivi ed i fondamenti che sono alla base del sistema che ruota attorno alla corte penale internazionale è, altresì, particolarmente importante per sensibilizzare la nostra società circa i temi del diritto e della giustizia nel suo complesso. Il focus promosso è inoltre un’occasione importante per porre all’attenzione dell’opinione pubblica, e dei giovani in particolare, l’alto valore della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e della necessaria costante corrispondenza tra i diritti e i doveri, sia da parte degli Stati, sia da parte dei cittadini”.
Lo statuto della corte penale internazionale
Il 17 luglio 1998 la conferenza diplomatica che riunisce i rappresentati di 160 stati approvava lo statuto di Roma, che poneva le basi per istituire la corte penale internazionale. La firma dello statuto di Roma ha segnato un momento cardine nello sviluppo delle regole a tutela dei diritti fondamentali e per la punizione di crimini che offendono la coscienza stessa del genere umano.
Entrato in vigore il 1° luglio 2002 al raggiungimento delle ratifiche necessarie, lo statuto della corte penale internazionale si presenta come la base giuridica che definisce i crimini di cui ha competenza: i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e, dopo la conferenza di Kampala del 2010, anche l’aggressione.
Lo statuto della corte penale internazionale ha reso possibile, quindi, lo sviluppo degli strumenti che consentono oggi alla corte di assolvere con efficacia alle proprie funzioni, per perseguire e punire i responsabili di atrocità quali gli atti di genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità.
“Questo convegno segna un’ulteriore tappa di un articolato e ampio percorso – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – volto all’approfondimento sul tema dei diritti umani”.
Commenta con Facebook