Il gossip dell’era Crocetta ne fece quasi un mantra. Era quell’intervento estetico che suona quasi scandaloso: l’intervento di ‘sbiancamento anale’. Adesso quell’intervento del quale si parlava quasi solo nelle chiacchiere da bar diventa materia processuale. Antonio Iacono, già coordinatore delle sale operatorie di Villa Sofia, dice di avere sostanzialmente impedito che il presidente della Regione in carica nel marzo-aprile 2013,  Rosario Crocetta, venisse sottoposto dal suo medico personale, Matteo Tutino, a quell’intervento di sbiancamento anale nell’ospedale di Palermo, come racconta questa mattina il Giornale di Sicilia in edicola.

Quell’intervento sarebbe stato programmato per una domenica della primavera di cinque anni fa, racconta Iacono davanti alla terza sezione del Tribunale, che sta giudicando Tutino con l’ex commissario dell’azienda Villa Sofia, Giacomo Sampieri, con il dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione, Damiano Mazzarese, e con altri due imputati, l’agente Giuseppe Scaletta e la moglie genetista, Mirta Baiamonte.

“Mi premurai di avvertire Sampieri delle irregolarità – dice il testimone in aula -: la diagnosi in cartella era di obesità e Tutino aveva inserito anche Crocetta in ospedale per un intervento di chirurgia estetica”.

Il Pm parla, allora di ‘lifting addominale’ ma il teste precisa: “E di sbiancamento anale”. La reazione di Crocetta in aula è forte: “Non esiste proprio” proseguendo sulla linea difensiva già avviata all’incriminazione di Tutino, quella della negazione che sia mai stato eseguito alcun intervento di chirurgia estetica su di lui da TRutino in una struttura pubblica

Sì, insiste Iacono, ma in quel momento veniva fatto passare per intervento ‘funzionale’, che si poteva eseguire in ospedale, e solo il fatto che la cosa fosse arrivata al direttore dell’azienda lo fece bloccare, per il rischio dello scandalo, sottintende l’accusa. Lo stesso testimone, assieme a quello che lo aveva preceduto, il chirurgo plastico Dario Sajeva, parla di una vera ‘rivolta degli anestesisti’, che, proprio per non partecipare a interventi border line, chirurgia estetica e non plastica, avevano iniziato una sorta di fronda, rifiutandosi di andare in sala operatoria con Tutino, contestato anche come primario.

Anche il dirigente di Anestesia, Mazzarese, che pure, sostiene la Procura, faceva parte del ‘sistema’, cominciò a manifestare segni di insofferenza quando i suoi medici presero posizione – racconta ancora il giornale -.  L’atteggiamento in qualche modo ribelle di Mazzarese non piacque – spiega Iacono – a Sampieri: “Fu invitato a dimettersi, altrimenti lo avrebbe preso a calci nel c…”.

“Menzogne”, replica Crocetta. “I soli interventi che ho fatto durante la mia presidenza sono stati effettuati in una clinica privata di Palermo, a mie spese, come prova conservo gelosamente le fatture e le evidenze bancarie, nonostante si sia trattato di interventi funzionali coperti da Lea e quindi dal sistema sanitario pubblico”, aggiunge l’ex governatore.

“Si è trattato infatti di un intervento al setto nasale per via di complicanze respiratorie che mi provocavano crisi di apnea notturne e della aspirazione di grasso all’addome, la cui presenza contribuiva ad alzare i livelli di glicemia nel sangue, sono diabetico”, precisa Crocetta. E afferma: “Dei discorsi avvenuti nell’ospedale dei veleni di Villa Sofia, a me non frega nulla, compreso il presunto quanto omofobico discorso sul presunto quanto inesistente ‘sbiancamento anale'”.

“In ogni caso siccome mi sono stancato – conclude – ho dato mandato al mio avvocato, Vincenzo Lo Re, di avviare ogni iniziativa civile e penale finalizzata a tutelare ed a risarcire la mia immagine”.