Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è arrivato oggi a Palermo per incontrare i carabinieri dopo la cattura di Matteo Messina Denaro avvenuta il 16 gennaio. Il ministro si è recato presso il Comando Legione Carabinieri “Sicilia” di corso Vittorio Emanuele.
L’arresto di Messina Denaro: “Sono qui per ringraziare”
“Oggi – ha detto Crosetto ai giornalisti – sono state arrestate 7 persone (smantellata la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, ndr) perché il giorno dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro le persone che l’hanno arrestato hanno continuato a lavorare, hanno ripreso il loro lavoro, contro la criminalità organizzata e nel loro servizio allo Stato.
Io oggi sono venuto a ringraziarle non solo e non tanto per l’arresto di Messina Denaro, ma per il lavoro che fanno ogni giorno, che hanno fatto nei mesi prima, che hanno fatto negli anni precedenti, per il sacrificio con cui lo fanno.
Qui il lavoro continua e le persone che fanno questo lavoro sono lo Stato, rappresentano lo Stato, sono tutti noi. Rappresentano la parte pulita dello Stato che cerca di fermare chi questo Stato e la legalità vorrebbe combatterli.
Quindi oggi la mia presenza qui è per ringraziarli per quello che fanno e hanno fatto, sin dal giorno dopo l’arresto di Messina Denaro”.
La lotta a Cosa nostra deve continuare
Il ministro ha puntualizzato che la lotta a Cosa nostra non è conclusa ma deve continuare con immutato vigore.
“La lotta tra il bene e il male ci sarà per i prossimi secoli. In Italia la lotta tra il bene e il male è la lotta dello Stato contro la criminalità organizzata, che diventa potente, che perde alcune volte e vince altre volte, che cresce nel tessuto economico e quindi nei momenti di crisi ha più possibilità di crescere. E’ una criminalità che genera paura, la paura diventa omertà e rende più difficile la lotta dello Stato.
Ma la mafia ha subito dei colpi molto forti, lo Stato ha avuto molti successi. Siamo in una caserma intitolata a al Generale Dalla Chiesa. Questa battaglia è iniziata tanto tempo fa, pensiamo a Dalla Chiesa, a Falcone, a Borsellino. Se ripercorriamo gli anni passati, sono stati anni di successi per lo Stato e crisi della mafia per i colpi inferti dallo Stato stesso, anche se nel frattempo sono cresciute di più altre organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta ma è una lotta.
Come dicevo, io sono venuto a ringraziare oggi per il lavoro che questi uomini dello Stato hanno continuato a fare, perché, ripeto, è un lavoro che ci sarà sempre, perché la lotta tra il bene e il male e tra lo Stato e la criminalità continuerà. E’ una lotta che non finisce mai. Magari cambia la criminalità, cambiano le organizzazioni criminali ma la lotta tra il bene e il male ci sarà sempre”.
Gli aiuti all’Ucraina
Crosetto, a domanda precisa, ha parlato anche dello scenario internazionale. Gli sono state chieste da una giornalista indicazioni circa le armi che l’Italia potrebbe fornire all’Ucraina.
“Beh, io leggo un sacco di notizie sugli aiuti militari, quindi può chiedere ai suoi colleghi che pare ne sappiano più del ministro della Difesa. Non è stato scritto ancora nessun decreto, probabilmente sarà scritto nella prossime settimane, adesso con i Paesi con cui abbiamo deciso di aiutare l’Ucraina stiamo valutando cosa serve di più. Ecco, non soltanto armi ma aiuti di ogni tipo.
Si pensi ad esempio al periodo invernale, per superare le crisi dovute agli attacchi russi. Servono generatori, tende, stiamo approntando gli aiuti civili. Un aiuto concreto da tanti punti di vista che si formalizzerà nelle prossime settimane”.
Il caso Giulio Regeni
Infine un accenno al caso di Giulio Regeni, il dottorando italiano rapito e ucciso in Egitto nel 2016 e sulla cui storia aleggiano ancora tanti misteri.
“Lo Stato – ha detto il ministro – deve chiedere tutta la verità, deve pretendere giustizia per Regeni e contemporaneamente lo Stato deve mantenere rapporti con altri Paesi. Le due cose sono conciliabili. La fermezza sulla vicenda Regeni è data dal fatto che lo Stato deve dialogare con altri Stati che sono fondamentali anche per il futuro di tutti noi nello scenario Mediterraneo”.
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