Una grande determinazione, una ferrea passione, la volontà di scommettere su un ‘mondo’ nuovo, il coraggio di mettersi in gioco continuamente. E così un giovane palermitano da barman è diventato sommelier dell’Ais, l’Associazione Italiana Sommelier. Vogliamo condividere con voi la storia di Daniele Vicari Galanti che ha deciso di raccontare a BlogSicilia il percorso personale e professionale che lo ha portato a coronare il suo sogno.
Tutto ha avuto inizio molto tempo fa.

“Bisogna tornare indietro di 11 anni – racconta Daniele – nel febbraio 2009, quando decisi di imparare il mestiere da un collega di Almaviva, call center in cui lavoravo. Mi ha sempre affascinato l’idea di poter “bere meglio”.
Conoscere ciò che si beve, come nasce il liquore o il distillato o l’amaro… sono stato da sempre affascinato dal sapere e dai sapori.
Decisi, così, di iniziare ad intraprendere quel fantastico, ma duro, lavoro che è il barman con il mio amico, presso Spillo – La Birroteca.
Lui mi insegnò tutte le basi di quel mondo (che, allora, erroneamente credevo finisse lì): da come vanno spillate le birre a come si cambiano i fusti delle birre, da come funziona l’office di sala alle tecniche e dinamiche di servizio in sala. Insomma, come si sta dietro un bancone. A 19 anni pensi di avere il mondo ai tuoi piedi: niente di più falso! E’ stata davvero dura”.

“Trascorsi – prosegue Daniele – i sei mesi di apprendistato e mi ritrovai barman alla Baia del Corallo per la stagione estiva.
Dalla Baia del Corallo passai al Goa, continuando a studiare quel mondo dei distillati, apprezzando sempre di più odori e sapori, imparando e capendo la preparazione dei cocktail internazionali, la loro storia, continuando a studiare tutto ciò che riguardava quel mondo.
Le ore libere delle mie giornate le trascorrevo tra i libri dei distillati e dei maestri dei cocktail per ‘rubare’ qualche preparazione particolare, imparare dagli ‘esperimenti’ fatti dai grandi maestri”.

La strada di Daniele è stata lunga e tortuosa e costellata di sacrifici ma lui non si è mai perso d’animo.

“Dopo qualche anno di studio, maturità professionale ed esperienza, – ricorda ancora – le teorie si sono trasformate in pratica e fu così che arrivai al Cala Levante dove trascorsi una delle più belle stagioni, soddisfazioni personali e giusto compenso lavorativo. Questo è un punto fondamentale, il lato economico. Tanti pensano che stare dietro un bancone sia un gioco, ti diverti mentre lavori. Non è proprio così, credetemi. Difficilmente un barman viene retribuito per le ore effettive del suo lavoro.
Considerate, per esempio, che iniziando con gli aperitivi delle 19, già alle 17,30 devi trovarti sul luogo di lavoro, gestendo tutto ciò che serve per la serata e, difficilmente, la retribuzione combaciava con il lavoro effettivamente prestato.
Al Cala Levante avevo trovato finalmente la mia dimensione.
Dopo la chiusura del Cala Levante trascorsi una stagione alle Calette di Cefalù e poi venne il turno del Mida, due stagioni di seguito.
Ma, e non per tutti è uguale, gli anni passano e non avevo più 19 anni.
Di anni allora ne avevo 25, un’età nella quale inizia a pesarti lavorare, a volte, anche dodici ore di seguito e non poter avere il tempo per la tua vita, per gli amici, per la famiglia.
Nel 2017 arriva Bar – Villa Zito.
Anche a Villa Zito, come al Cala Levante del resto, ho trovato rispetto ed educazione sia dai colleghi che dai gestori”.

Ma l’idea di diventare sommelier, quando e come è nata?

Daniele ricorda con grande piacere una circostanza specifica che ci racconta: “Un giorno, nel mese di maggio 2018, incontro Franco Virga tramite un amicizia in comune. Quella sera cenammo insieme al Bocum e, durante la cena, chiacchierando in merito mio lavoro, mi chiese quale cocktail fossi in grado di preparare al meglio.
Io, ovviamente, risposi ridendo: Ma che domande… Tutti!
Lui mi rispose: “Allora, prepara un Margarita a Stefania (la sua compagna), è lei che giudica!”.
Da lì a poco mi ritrovai impiegato al Gagini come Bartender.
Ma, grazie alla mia curiosità, senza rendermene conto e quasi senza capire che quanto accaduto mi stava realmente catturando l’anima, mi ritrovai ‘immerso’ nell’uva!
Mi si aprì un altro mondo!
Non immaginavo neanche lontanamente cosa si celasse dietro il frutto dell’uva”.

Inizia così la nuova fase della vita di Daniele: “All’inizio ero bartender e, dopo qualche mese, mi ritrovai commis sommelier. Fu così che decisi di iscrivermi al corso AIS nel 2018, l’Associazione Italiana Sommelier, oltre che per la mia curiosità di conoscenza, anche perché iniziai realmente ad innamorarmi del vino.
Perché il rosso diventa bianco? E perché rosato? E perché i Nero d’Avola sono differenti? Perché in un vino c’è più profumo? Che differenza c’è tra sabbie ed argilla? Perché il passito è dolce?
Intanto iniziai il corso Ais. Devo dire grazie ai miei colleghi del Gagini, ho imparato veramente tantissimo riguardo il servizio della ristorazione (ho ancora tanto da apprendere, non si finisce mai di imparare).
Nel luglio scorso si sono interrotti i rapporti di lavoro con il Gagini ma ho continuato ugualmente il mio corso AIS”.

Gli ultimi due anni per Daniele sono stati davvero intensi. “Ma finalmente – dice con grandissima gioia – oggi sono un sommelier AIS”.

Infine, una riflessione sulla situazione attuale del settore della ristorazione.

“Per il nostro mondo, oggi, data la pandemia covid19, non è per niente facile.
Tra marzo e aprile (prima ancora di essere ufficialmente sommelier AIS) avrei dovuto recarmi a Roma e a Firenze dove mi attendevano due importanti opportunità lavorative.
Oggi sono qui, fermo come tanti colleghi, ad attendere tempi migliori. Credo che nulla succeda per caso.
Ho qualche opportunità, che prevedo si sbloccherà intorno al mese di settembre, anche se, l’idea di progettare qualcosa di particolare a Palermo, mi ritorna in mente troppo spesso per adesso.
Vorrei creare qualcosa che fosse simbolo della mia e della nostra Terra.
Abbiamo veramente tanto da dare, sia al turista che ai nostri stessi concittadini, ma non è facile. Non è per niente facile per noi giovani trentenni senza spalle coperte”.

Articoli correlati