Prima l’inchiesta penale per falso in bilancio e l’iscrizione nel registro degli indagati di sindaco e giunta, poi la relazione del Segretario generale che sancisce l’inevitabile dissesto nonostante i fondi per 75 milioni inviati da Roma, adesso anche gli ispettori regionali. Non c’è pace al Comune di Palermo ormai nell’occhio del ciclone per le vicende dei suoi bilancio

Arrivano gli ispettori regionali

E’ stata deliberata questa mattina una ispezione della Regione siciliana al Comune di Palermo. “L’accertamento, disposto dagli assessorati delle Autonomie locali e dell’Economia, su richiesta proveniente da organismi istituzionali, – si legge in una nota ufficiale della regione –  è volto a verificare, con riferimento alle competenze della Regione, eventuali “gravi irregolarità contabili-amministrative dei bilanci” del Comune, sulle quali, “secondo le notizie pubblicate dagli organi di stampa, è parallelamente in corso un accertamento di natura penale”.

Ecco i tre ispettori

I funzionari regionali incaricati (Angela Di Stefano, Giuseppe Petralia e Angelo Sajeva), verificheranno, in una prima fase, l’attendibilità dei dati sui residui attivi e sulla capacità di riscossione dei tributi comunali, con particolare riferimento ai dati che scaturiscono dall’ultimo rendiconto di gestione approvato dal consiglio comunale. L’incarico ispettivo dovrà essere completato entro tre mesi.

Ieri la ‘bomba’ del ragioniere generale

I fondi da Roma bastano appena per coprire le perdite di un anno ma non permettono di chiudere il bilancio triennale e la dichiarazione di disseto è inevitabile secondo quanto messo nero su bianco dal ragioniere generale del Comune di Palermo Bohuslav Basile.

Il dissesto “spiegato” in 140 pagine

Un documento di oltre 140 pagine in cui il tecnico di Palazzo delle Aquile sottolinea l’impossibilità di mettere in campo il piano di riequilibrio a causa dell’insufficenza dei fondi a disposizione. I 75 milioni di euro inseriti in finanziaria infatti dal Governo nazionale non basterebbero a coprire l’intero piano, ma soltanto l’annualità 2021. Ciò lasciando scoperti i due terzi del triennio.

Gli elementi di criticità

Un “buco” sul quale Bohuslav Basile ha riflettuto più volte, in particolare sulla relazione relativa al piano di riequilibrio. Un’analisi che verteva sugli elementi di criticità dei bilanci comunali. Fra questi il ragioniere generale individua “gli obblighi di accantonamento al Fondo Rischi Legali e al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità; i nuovi debiti fuori bilancio e fattispecie latenti, nelle quali Basile ricomprende il caso Amat; la mancata approvazione delle tariffe TARI e l’inidoneità del gettito alla copertura dei costi dello smaltimento dei rifiuti”.

A questi elementi si aggiungono “lo strutturale ricorso all’anticipazione onerosa di tesoreria; l’utilizzo, in termini di cassa, delle entrate a destinazione vincolata; nonché i potenziali effetti squilibranti conseguenti all’inefficace esercizio del controllo analogo”.

Il ragioniere generale chiede dichiarazione di dissesto

Così, il ragioniere generale ha presentato una delibera con la quale chiede all’assessore al Bilancio Sergio Marino di firmare la dichiarazione di dissesto. Un atto finora circolato soltanto tra i componenti della giunta e i vertici della burocrazia.

Ma è lo stesso assessore al bilancio della Giunta guidata da Leoluca Orlando a ritenere illegittima la richiesta, rifiutandosi di firmare. Una guerra di carte bollate fra burocrazia e politica in cui potrebbero irrompere le opposizioni. La maggioranza numerica di Sala delle Lapidi presenterà presto un conto salato al primo cittadino e ai suoi assessori.

A fine ottobre gli avvisi di garanzia

Proprio nelle ore in cui il Comune di Palermo batteva cassa a Roma alla ricerca di soldi per salvare il bilancio comunale ed evitare il dissesto, il 21 ottobre scorso, pioveva quella che potrebbe essere la tegola definitiva sulla visione di Palermo dell’era Orlando

Falso in atto pubblico nei bilanci comunali

Si tratta di un’inchiesta che farà molto rumore a pochi mesi dalle nuove elezioni e creerà non poco imbarazzo all’inquilino di Palazzo delle Aquile.

Sono stati, infatti, notificati dalla Guardia di finanza gli avvisi di chiusura dell’inchiesta nei confronti del sindaco Leoluca Orlando e di altri 23 fra ex assessori e dirigenti. “Falso materiale in atto pubblico”, è l’accusa contestata dalla procura di Palermo ai 24 indagati.

La ricostruzione accusatoria

Secondo la ricostruzione dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, falsi sarebbero i numeri delle entrate e delle uscite inserite nei bilanci degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019.

Le indagini sono state coordinate dei sostituti procuratori Andrea Fusco, Giulia Beux e del procuratore aggiunto Sergio Demontis e giungono alla contestazione di irregolarità in diversi settori: dall’ufficio del condono edilizio a quello dei tributi, dalle risorse patrimoniali alle politiche abitative.

Secondo i magistrati i pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale schede di previsione di entrate sovrastimate. Lo facevano scientemente visto che, sempre secondo l’accusa, i dati reali era a loro noti per effetto degli accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti. Atto che portavano in errore il consiglio comunale di Palermo sulla verità di ciò che stavano votando ovvero il bilancio di previsione.

Non solo entrate sovrastimate nei bilanci di previsione

Un altro capitolo delle accuse riguarda i rendiconti di gestione. Sotto accusa anche una direttiva del sindaco, del 18 giugno 2018 per la quale viene contestato un altro falso al primo cittadino, “per avere esposto dati falsi ed in particolare riportato crediti da riconoscere/transigere del Comune verso le società partecipate inferiori rispetto a quelle reali”.

Sottostimati i debiti verso le partecipate

Si tratta dei debiti del Comune verso l’Amat: sarebbero stati “quantificati falsamente in soli 197 mila euro, per l’anno 2016, a fronte di crediti della società privi di impegni di spesa pari a 8 milioni 890 mila euro”. Altre cifre sono contestate nel 2018.

Lo stesso sarebbe avvenuto con l’attestazione dei debiti del Comune di Palermo nei confronti della Rap per l’anno 2016. Ancora una contestazione ad Orlando riguarda le certificazioni sui pareggi di bilancio: sarebbe stato indicato “un saldo finale tra entrate e spese per l’anno 2016 pari a +55 milioni di euro (…) a fronte di un saldo reale negativo per meno 35 milioni di euro (…) celando il mancato rispetto del pareggio di bilancio da parte del Comune”. Irregolarità riscontrata pure nel 2017 (sarebbe stato segnato un saldo finale fra entrate e spese pari a + 122 milioni di euro (…) a fronte di un inferiore saldo reale di non oltre più 52 milioni di euro”.

Il lungo elenco degli indagati

Indagati sono: Luciano Abbonato (ex assessore comunale al bilancio), Lucetta Accordino (dirigente servizi affari generali), Carmela Agnello (ex ragioniere generale oggi ai Beni confiscati e Edilizia scolastica), Cosimo Aiello (ex componente collegio revisori), Marcello Barbaro (ex presidente del collegio dei revisori), Paolo Basile (attuale ragioniere generale), Leonardo Brucato (ex dirigente del settore tributi oggi alle circoscrizioni), Roberto d’Agostino (ex assessore al Bilancio), Paola Di Trapani (ex dirigente attività produttive oggi dirigente Verde), Salvatore Di Trapani (ex revisore), Carlo Galvano (ex dirigente condono edilizio), Antonino Gentile (ex assessore al Bilancio), Mario Li Castri (ex dirigente dei Lavori Pubblici), Gabriele Marchese (ex comandante polizia municipale), Marco Mazzurco (ex revisore), Vincenzo Messina (capo della polizia municipale), Antonino Mineo (ex revisore), Luigi Mortillaro (ex dirigente del servizio bilancio), Sebastiano Orlando (ex revisore), Sergio Pollicita (capo di gabinetto), Paolo Porretto (ex dirigente Sportello unico), Stefano Puleo (ex dirigente tributi), Daniela Rimedio (ex dirigente servizio Tari oggi risorse immobiliari).

 

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