• Il primo teste ascoltato al tribunale
  • “All’Edilizia comandavano Li Castri e Arcuri”
  • La cricca al comune di Palermo

“Era notorio che Mario Li Castri ed Emilio Arcuri fossero una cosa sola. All’Edilizia privata non si muoveva nulla senza il loro assenso”. Sono le parole di Serafino Di Peri che ha descritto così il rapporto tra l’ex assessore e l’ex capo area della riqualificazione urbana. Come riporta il Giornale di Sicilia, ha deposto come teste al processo dell’inchiesta”Giano bifronte”, che si celebra davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo.

Il primo teste ascoltato

Si tratta della prima persona a essere sentita nel dibattimento e che vede a giudizio nove persone e una società, la Biocasa. L’accusa è di corruzione nell’ambito del progetto di trasformazione di tre ex aree industriali dismesse in zone di edilizia residenziale convenzionata.

Di Peri, ex comandante della polizia municipale, ritenne ci fosse presente una incompatibilità di Li Castri con la trattazione delle pratiche relative alle aree ex Keller. Di Peri nl corso dell’interrogatorio ha affermato di sapere che i progetti provenivano da Fabio Seminerio e che sapeva essere stato socio di studio di Li Castri. Come si legge sul Giornale di Sicilia, “Dall’Acqua mosse dei rilievi e Li Castri rispose di non avere più alcun rapporto col suo collega ed ex socio”.

Le rivelazioni di Di Peri

“Era dirigente e capo area – spiega Di Peri – e queste competenze gli venivano da una delibera di giunta del 16 febbraio 2016, chiesta dal vicesindaco Arcuri. Le proposte furono poi ripresentate su indicazione dello stesso Li Castri o del vicesindaco, ma erano la stessa cosa, da altri due dirigenti di area tecnica, prima sottoposti a Li Castri”. “Anzi – ha poi precisato il teste – fu Li Castri che le fece ripresentare agli altri due… lui o il vicesindaco, che erano la stessa cosa”.

La cricca al comune

In merito a quanto accadeva al Comune, e alla presunta corruzione, il pentito di mafia Filippo Salvatore Bisconti, imprenditore, ha parlato di una “cricca”, costituita da imprenditori e politici legati da un patto corruttivo.
Gli interessi degli imprenditori sarebbero stati concentrati sulle ex aree industriali della Keller, su una fabbrica di trasformazione degli agrumi di via San Lorenzo, sull’ex colorificio di via Messina Marine. Aree dove avrebbero dovuto sorgere centinaia di appartamenti da costruire. A fare parte della “cricca” sarebbero stati gli ex dirigenti comunali e architetti Mario Li Castri, Giuseppe Monteleone, e Fabio Seminerio, libero professionista ed ex socio privato di Li Castri.