Proseguono le indagini attorno alla donna morta a Palermo con il figlio di 6 mesi in grembo. La Procura, in attesa degli esiti dell’autopsia che sarà fatta nelle prossime ore, andrà a vagliare i referti e le cartelle cliniche. Un focus sarà fatto sul rispetto dei protocolli medici per il caso di estrema emergenza finito poi con un epilogo tragico. Una fatalità che non poteva essere evitata o ci sono delle responsabilità mediche? Attorno a questo interrogativo si imperniano questa indagine alle primissime battute.

Il caso

Il caso è quello di Giorgia Migliarba, 28 anni, che era al sesto mese di gravidanza. E’ morta ieri, insieme al bimbo che portava in grembo, all’ospedale Villa Sofia di Palermo. La donna morta era già madre di tre figli e stando alle prime ricostruzioni in ospedale sarebbe stata trasportata dai parenti. Avrebbe avuto un malore ma, secondo i familiari, l’ambulanza avrebbe tardato ad arrivare. Questa sarebbe stata la causa scatenante poi dell’aggressione avvenuta ieri all’interno del nosocomio da parte dei parenti presenti nei confronti del personale medico e paramedico.

I parenti in pronto soccorso e le accuse

Decine di parenti della giovane donna si sono presentati al pronto soccorso e la camera mortuaria dell’ospedale e hanno lanciato diversi oggetti contro le finestre. La loro reazione è stata ripresa da altri ricoverati. Qualcuno ha cercato entrare nell’ospedale raggiungere i primi piani. Sono arrivate in massa le volanti della polizia e gli agenti antisommossa. Agenti anche in soccorso dei sanitari del 118.

La replica della sala operativa del 118

Dalla sala operativa del 118 è stata evidenziata la vicinanza alla famiglia della donna morta. “L’ambulanza ha impiegato circa 10 minuti per arrivare allo Zen – è stato spiegato –, vista la gravità della situazione è intervenuta a soccorrere la donna già in arresto cardiaco un’ambulanza con il medico a bordo. I familiari non hanno atteso l’arrivo dei sanitari e hanno trasportato la donna in auto. I nostri colleghi non appena arrivati sono stati aggrediti”.

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