E’ polemica sull’intitolazione dei Cantieri culturali della Zisa di Palermo a Vittorio Ducrot. Ad innescare la miccia è Rifondazione comunista che senza mezzi termini definisce Ducrot “uno dei tanti simboli di una cultura involutiva e criminale”. In buona sostanza un fascista.

“Nome che non ha nulla da spartire con i luoghi”

A spiegare i motivi di questa presa di posizione è Ramon La Torre, segretario cittadino di Rifondazione. “I Cantieri culturali – si legge nel documento – non sono tali per il contenitore in sé. Mura neanche tanto interessanti e che rimasero mute e buie durante l’era del sindaco Cammarata. Ma per il loro contenuto, per le tante facce e sorrisi che si incontrano. E’ proprio per questo che il nome di Vittorio Ducrot non può rappresentare i Cantieri, essendo egli stesso uno dei tanti simboli di una cultura involutiva e criminale che nulla ha a che fare con tutto ciò che in quei luoghi accade”.

L’essenza dei luoghi

I Cantieri culturali sono noti, ricorda il leader di Rifondazione, perché si sperimenta il cinema, il teatro, la danza, si suona e si balla. Si discute di passato e di futuro, si confligge con lo stato di cose presenti per progettare un altro mondo possibile. Ad essere ricordati eventi dal forte valore simbolico nei giorni del Queer Festival. E’ qui che si trova l’istituto “Gramsci” teatro di dibattiti sugli ideali di giustizia e libertà.

La decisione del Comune

Di fatto da due giorni i Cantieri culturali alla Zisa hanno cambiato nome e si chiamano ufficialmente “Cantieri culturali Ducrot”. Vittorio Ducrot fu un imprenditore che in questi luoghi realizzò le officine per la fabbricazione dei mobili. Il cambio di nome è avvenuto in seguito al via libera della commissione Toponomastica del Comune che ha autorizzato la nuova intitolazione. L’annuncio fu dato dall’assessore comunale alla Cultura Giampiero Cannella che parlò di “recupero della memoria e delle origini di un luogo culturale così importante della città”.

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