Nasce tra le polemiche la nuova rete ospedaliera siciliana. Oggi l’assessore regionale alla Sanità, Baldo Gucciardi, ha presentato il piano sanitario ai manager di Asp e ospedali. Il piano sarà illustrato anche alle organizzazioni sindacali e la prossima settimana dovrebbe essere depositato in commissione Sanità dell’Assemblea regionale. Il passaggio successivo sarà la presa d’atto da parte della giunta, quindi la nuova rete sarà operativa dopo la pubblicazione del decreto assessoriale.

“La nuova rete – sostiene Gucciardi non nasce dall’esigenza di risparmiare o tagliare risorse finanziarie, ma da quella ben più importante di assicurare a tutti i cittadini, ovunque si trovino, una tempestiva ed efficace assistenza, specie nelle ipotesi di patologie acute gravi, a tutela della loro vita e della loro salute”.

La nuova rete, organizzata sul modello ‘hub’ e ‘spoke’ tra Dea, ospedali di base, ospedali di zona disagiata e di comunità, inscindibilmente legata al sistema dell’emergenza territoriale del 118, garantirà un costante presidio medico per i cittadini, anche attraverso il corretto trasporto dei pazienti con codice rosso o giallo indicativi di patologie complesse come ad esempio l’ictus, l’infarto, i politraumi e altro.

La nuova rete, secondo Gucciardi, riduce “ridondanze di unità operative” relative a discipline a bassa intensità di cura e attiva e riorganizza unità operative di discipline ad alta complessità. L’entrata in vigore del dm 70/2015 ha imposto alla Regione la riprogettazione della rete ospedaliera sull’emergenza-urgenza, individuando i dipartimenti di emergenza e accettazione (Dea) e gli ospedali di base quali assi portanti dell’organizzazione dell’emergenza. L’obiettivo della rete ospedaliera dell’emergenza-urgenza è quello di ridurre, nella fase acuta, la mortalità o gli esiti invalidanti nella popolazione che ricorre alle cure sanitarie attraverso il 118 o i pronto soccorso.

Le reti tempo dipendenti (infarto miocardico acuto, ictus, trauma, trasporto materno assistito e trasporto neonatale) costituiscono il modello esplicativo del sistema dell’emergenza nel quale il percorso assistenziale del nuovo piano “supera le vecchie ed inefficaci logiche organizzative del singolo ospedale, integrando invece la rete dei servizi dell’emergenza con gli stessi ospedali che insieme diventano patrimonio comune della rete assistenziale”.

Le prime polemiche sul piano sanitario siciliano riguardano i criteri con i quali sono stati operati i tagli e i ridimensionamenti delle strutture ospedaliere. “La scelta della Regione di ridimensionare l’ospedale di Cefalù non è fondata su criteri oggettivi di qualità”, afferma la senatrice Simona Vicari. “Non si può “chiudere”  un centro di alta specialità salvaguardandone altri che hanno sia numeri che bacino di utenza di molto inferiori al Giglio.”

L’ospedale di Cefalù ha tutti i requisiti per rimanere nella rete regionale ospedaliera come centro di primo livello. Serve un bacino di utenti stimato in 596.971 cittadini, registra oltre 23 mila accessi di pronto soccorso ed ha registrato, nell’ultimo anno, l’indice medio di complessità, in ogni disciplina, più alto della media regionale. Inoltre, i tassi di occupazione dei posti letto, per ciascuna unità, sono superiori al 90 percento, segno che l’ospedale manifesta una forte attrazione. Ho chiesto – prosegue la senatrice – al Ministero della Salute una verifica dei criteri oggettivi di qualità applicati dall’Assessorato Regionale alla Salute nel redigere la rete ospedaliera. Questi sono l’unica garanzia di sicurezza per la salute dei cittadini. Il Ministero – conclude Vicari – assegna ad ogni Regione gli obiettivi spetta poi alla Sicilia decidere se realizzarli con tagli ai “nemici” o posti letto agli amici”.

Teme possibili scelte ‘campanilistiche’ operate dall’assessorato regionale alla Salute nella redazione del piano sanitario anche anche Francesco Frittitta, coordinatore regionale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche. “Chiediamo ancora una volta che la Regione proceda prima possibile attraverso un corretto utilizzo delle risorse disponibili senza campanilismi. Auspichiamo per la sanità siciliana l’immediata immissione in servizio degli infermieri e degli Oss che concorrono alla qualità e alla sicurezza delle cure per i siciliani”.