Da una spaccatura all’altra in vista delle elezioni regionali. Si spacca in due tronconi il Centrodestra siciliano mentre scoppia la polemica nel Centrosinistra a 48 ore dal primo vertice di coalizione.

Le due anime del centrodestra

Il laboratorio politico Sicilia produce alleanze anomale, inattese anche per gli stessi protagonisti della scena. Alleanze che si diversificano a Palermo e a Messina ma che, in entrambi i casi, rischiano di dividere in due correnti la coalizione regionale.

Patto Fratelli d’Italia  -Udc – Italia Viva

A sorpresa Fratelli d’Italia potrebbe ritirare il candidato sindaco di Palermo, Carolina Varchi, per convergere su Roberto Lagalla, candidato dell’Udc sul quale converge ufficialmente anche Italia Viva.

Di fatto si concretizza un inedito patto FdI, Udc, Iv sulla base di un accordo fatto a Roma personalmente dal segretario nazionale dell’Udc Cesa.

Centrodestra diviso in due blocchi nell’isola

La conseguenza è la nascita di due blocchi nel centrodestra, uno composto da Fratelli d’Italia, Udc e Italia Viva contro un altro blocco con Forza Italia, Lega, Noi con l’Italia e Dc Nuova. Due blocchi che avranno ciascuno un candidato a Palermo e che rischiano di presentarsi ciascuno con un candidato presidente della regione, uno dei quali sarebbe Musumeci.

Forza Italia e Lega spaccate al proprio interno

Da chiarire le posizioni di Forza Italia e Lega. I due partiti si presentano spaccati anche al loro interno: Forza Italia alla Regione con i dissidenti che anche ieri sono entrati in polemica, verbalmente violenta, con Miccichè, dopo le dichiarazioni di quest’ultimo sugli assessori non dimostratisi uomini. A Messina, invece, è la Lega a presentarsi spaccata fra chi stringe l’alleanza con Cateno De Luca e chi, invece, non va con Sicilia Vera e converge sul candidato centrista Croce che in questo caso è anche dell’Udc.

Torna l’ipotesi elezioni anticipate

E intanto torna l’ipotesi elezioni anticipate in Sicilia: “Potrebbe essere sensato sul piano dei risparmi, ma la scelta spetta al presidente Musumeci, non penso di dovermi impicciare. Sarebbe una scelta che mi sentirei di considerare sensata in un momento in cui la Sicilia non è messa benissimo ma lui sa qual è la scelta migliore rispetto al bilancio e all’amministrazione siciliana”. L’ha detto la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sull’ipotesi del voto anticipato per le elezioni regionali in Sicilia e quindi di dimissioni del governatore Musumeci prima della scadenza di novembre. Meloni l’ha detto alla presentazione della Conferenza programmatica del partito in programma dal 29 aprile a Milano.

Polemica aperta anche nel centrosinistra

Nel centrosinistra, che a Palermo ha trovato la quadra, però non c’è accordo per la Regione e a 48 ore dal primo vertice di coalizione parte la polemica pentastellata all’indirizzo degli alleati

“Leggo sulla stampa di date, metodi e perfino della decisione di fornire un nome per partito per celebrare le primarie del campo progressista, che, tra l’altro, non sono nemmeno certe. Alla riunione di mercoledì scorso tra i gruppi presenti non s’è detto nulla del genere, se le premesse sono queste posso solo dire che il tavolo costituito rischia di naufragare in partenza” afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Nuccio Di Paola.

Nulla di deciso neanche sul metodo

“Quello di mercoledì – dice Di Paola – è stato un incontro per cercare di trovare la convergenza verso un metodo di scelta dei temi, della squadra e del candidato per le prossime elezioni regionali che passerà dalla costituzione di un comitato tecnico che dovrà occuparsi di fare delle proposte. E non è nemmeno detto che questo metodo preveda le primarie. Non capisco, quindi, da dove saltino fuori presunte date e metodologie di cui non si è minimamente discusso. Il metodo va trovato senza fusioni a freddo, ma coinvolgendo ed infiammando i territori. Finora non c’è assolutamente nulla di deciso. Il M5S garantisce il rispetto, ma pretende lo stesso dagli altri. Con queste premesse non si va da nessuna parte”.

Bilancio e legge di stabilità all’Ars

In questo clima approdano all’Ars Finanziaria e legge di bilancio che dovranno essere approvati entro il 30 aprile. Tempi quasi impossibili a fronte dei quali però Miccichè garantisce che il Parlamento ce la farà nonostante la lettera delle opposizioni a Draghi che denunciano la violazione delle norme dello Statuto nel caso si travalichi il 30 aprile e chiedono la rimozione di Musumeci e del suo governo rispetto alla quale, però, maggioranza e governo, però, non sembrano essere affatto preoccupati

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