La Sicilia guarda al suo futuro. Con calma e senza fretta, per carità. Ma se c’è una cosa che la settimana  trascorsa consegna alla cronaca è, finalmente, un orizzonte temporale certo: o quasi!

A distanza di un mese (un mese!) dall’election day del 25 Settembre, finalmente la lista degli eletti all’Ars è completa e viene ufficializzata.

Un mese, un tempo infinito.

A memoria di cronista mai c’era voluto tanto per completare una elezioni.

Ma neanche questo basta! Completata la fase elettorale serviranno ancora due settimane prima che si tenga la seduta inaugurale del Parlamento siciliano fissata per il 10 novembre. La settimana che va ad iniziare, dunque, non vedrà neanche la prima assise della XVIII legislatura.

Per i più la reazione a queste poche osservazioni iniziali sarà un semplice: “E a noi che ci frega!”. Ma non è così, purtroppo. A Noi siciliani tutti la cosa deve interessare. Volenti o nolenti, infatti, quel che fanno (o non fanno) alla Regione riguarda tutti. Senza Parlamento non si può fare il governo; senza governo non si può fare il bilancio, senza bilancio non si possono pagare i fornitori, i contributi ecc ecc. E senza pagamento ai fornitori questi non potranno pagare i loro di fornitori, i loro dipendenti e così via. E’ un cane che si morde la coda perché alla fine ciascuno di noi avrà qualcuno che non potrà pagargli qualcosa.

Senza considerare i servizi che devono essere resi dall’amministrazione regionale in tutte le sue diramazioni, motorizzazioni, Sovrintendenza, condotte agrarie e così via dicendo. Chissà quanti servizi bloccati.

E che dire delle scelte da fare per la Regione. La politica, quella vera, quella che decide come aiutare le imprese in difficoltà per il caro bollette (solo per fare un esempio) è ferma al pit stop.

Ma c’è un presidente della Regione insediato, commentano gli ottimisti. E questo è vero. ma può un uomo da solo occuparsi di tutti i mille rivoli dell’amministrazione? La risposta è certamente no!

Ma questo è. E dovremo aspettare ancora due settimane per il Parlamento e probabilmente tre per il governo, e forse un altro mese prima di avere, finalmente, tutti i punti di riferimento regionali.

Ma quando, due mesi dopo le elezioni, avremo finalmente un governo e un Parlamento ai posti di combattimento, sarà già ora di bilancio, si saranno accumulate emergenze. Insomma chi arriva dovrà pensare subito alle contingenze.

Cosa sarà della Sicilia?

La Sicilia, dunque, deve aspettare. deve aspettare una legge capestro che allunga i tempi. deve aspettare che la coalizione trovi un difficile accordo. Ma intanto i siciliani una scelta l’hanno fatta.

Guardando al primo ed al secondo classificato di questa elezione a Presidente della Regione la scelta era fra il decisionista rivoluzionario e il mediatore moderato.

Inutile dire che il decisionista rivoluzionario è certamente Cateno De Luca: un uomo sopra le righe, un urlatore che però non è uno sprovveduto. Sa di amministrazione, sa di legge. E quando urla non lo fa a caso, non la fa con la pancia. O almeno non sempre. Calcola quando urlare e quando non farlo.

Lui avrebbe demolito la macchina regionale. Difficile dire se poi questo sarebbe stato un vantaggio o un problema. Chi ha tentato di farlo prima ha fallito miseramente ed ha portato con se solo distruzione lasciandosi dietro macerie.

La scelta è caduta sul mediatore moderato. Questo è Renato Schifani. Non che al momento giusto non saprà essere decisionista. ma per natura il Presidente della Regione è un mediatore, un uomo di garanzia per tutti. E uno dei motivi della totale assenza di fretta è proprio questo.

Schifani vuole dar vita ad un governo senza scossoni, nel quale tutte le forze si riconoscano così da non avere rivendicazioni da portarsi dietro, sassolini nella scarpa che possano minare il percorso. Anche questa scelta sarà da valutare in seguito, ma su di lui i siciliani hanno puntato per il futuro immediato.

Alla Sicilia, però, servono risposte e anche se pensare a medio termine può essere una strategia per evitare frenate improvvise come quelle imposte, negli anni scorsi, a Musumeci, è anche vero che aspettare troppo può lasciare per strada troppe ‘vittime’ della crisi.

Le tappe

Le tappe, però, ormai sono obbligate. Non la prossima ma la successiva settimana si insedierà il Parlamento. Il 10 novembre toccherà all’elezione del Presidente dell’Ars. la settimana successiva, probabilmente martedì 15, toccherà al governo della Regione. Poi sarà già tempo di documento di programmazione economica e finanziaria e, fra una emergenza ed un’urgenza, fra un adempimento di legge ed uno sociale, l’anno sarà finito. nella speranza che il 2023 inizia, invece, con maggiore stabilità per far ciò che alla Sicilia serve.