“Auguri di buon lavoro a Jole Santelli, neo presidente della Calabria, per la netta affermazione di ieri. Spero potremo vederci presto per iniziare a trovare una strategia comune per interloquire con il governo centrale sui temi del Sud, delle infrastrutture e del lavoro”.

Sono le parole del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci che commenta così, in modo secco, l’affermazione del centrodestra in Calabria Regione confinante con la Sicilia anche se separata da uno ‘stretto di mare’.

Musumeci lo urla da mesi ad ogni occasione: “Il centrodestra è condannato a stare insieme e a governare il Paese“. Una condanna che parte dal sottolineare le divergenze, le diversità, le differenze fra i partiti che lo compongono questo centrodestra. Partiti che vanno dai moderati centristi fino agli estremi della Lega passando per i ‘moderati a tratti’ azzurri che però sembrano essere ormai attirati verso l’orbita estremista della Lega.

I dati calabri la dicono lunga sulla correttezza dell’analisi di Musumeci perchè la vittoria di Jole Santelli, primo presidente donna di quella Regione, non sarebbe stata possibile con un centrodestra diviso. Hanno contribuito tutti, dall’Udc a Forza Italia, partiti che hanno dimostrato di essere ancora essenziali nelle Regioni del Sud. Ma ha contribuito anche la Lega nonostante si votasse al Sud. E’ facile raccontare la solita barzelletta del popolo autolesionista del Sud che vota Lega nonostante il partito che fu di Bossi e che oggi è di Salvini abbia sempre maltrattato i meridionali. La realtà è diversa. La Lega ha capito che i voti del Sud servono e ha cambiato nemico scegliendo di cavalcare le paure di oggi e lo fa fin troppo bene. Di fatto la Lega ha intercettato e continua ad intercettare quei voti sfuggiti dal centrodestra che diversamente sarebbero confluiti in casa pentastellata o nell’astensionismo.

Ed è perfino troppo rapido il crollo dei 5 stelle che in Calabria si fermano intorno al 7% in una caduta libera che sembra destinata a riportare il Movimento verso i numeri di una sinistra estrema che non si scosta mai dal 3-4%. Un’altra tornata ed anche i gialli  si ritroveranno in quell’area di estremismi sinistri anche se non è mica detta l’ultima parola: tutt’altro. In un Paese che ha dimostrato grande capacità di affezionarsi rapidamente e di sentirsi altrettanto rapidamente deluso, un sussulto di ripresa non è impossibile ancorchè non certo ai livelli delle politiche.

“Viva Jole!” commenta invece il commissario regionale di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, “Possiamo ritenerci più che soddisfatti, perché abbiamo aumentato complessivamente i nostri voti in tutta Italia. Abbiamo conquistato la Calabria con la nostra icona, una delle personalità politiche in cui tutta Forza Italia ha sempre creduto, la nostra ‘Berlusconi calabra’. Ripartiamo da qui, critiche e polemiche a dopo. Oggi si festeggia!”.

C’è poi l’Emilia per la quale gioisce, invece, il Pd. Lì vince il candidato di centrosinistra ma proprio il partito di Zingaretti non ha molto da stare allegro. E’ vero, ha evitato la debacle ed ha eletto il Presidente della regione, mala composizione della maggioranza non sarà agevole per chi dovrà governare. La Lega è lì, praticamente a parimerito con Pd come numero di voti validi al partito. E questo avviene in una Regione storicamente di sinistra da che si abbia memoria elettorale. Per la destra è comunque una vittoria. Parziale ma una vittoria. Altro che sconfitto l’uomo degli slogan come sostiene il Premier Conte.

Ma al Pd sta bene così tanto che perfino nella lontanissima Palermo si gioisce per la vittoria in Emilia. “Una vittoria bella. carica di speranze e un ritrovato spirito di comunità, ora concentriamoci sul mezzogiorno che, purtroppo, non ha dato gli stessi risultati” commenta Antonio Ferrante, candidato alla segreteria regionale del Partito Democratico.

E Ferrante guarda anche alla Calabria  “Da siciliano e uomo del Sud sento la carica della vittoria e, contemporaneamente, la responsabilità e il peso della sconfitta in Calabria nonostante il Pd sia risultato il primo partito in entrambe le regioni. Per recuperare il gap in Sicilia, in vista delle prossime amministrative, dobbiamo rafforzare il senso di comunità e aprire una stagione nuova, in questo il congresso regionale alle porte rappresenta l’occasione di realizzare e anticipare quel modello di partecipazione e condivisione che il Segretario Zingaretti ha già annunciato e, un attimo dopo, presentarci ai siciliani come alternativa concreta e credibile per conquistare tutti i comuni che andranno al voto”.

E il governo nazionale? Per il momento va avanti ma con un Pd un po’ più forte e un Movimento 5 stelle enormemente più debole. L’unico risultato fino ad ora ottenuto dai pentastellati è stato dare lustro agli alleati. Prima ha fatto crescere la Lega ora resuscitato il Pd. La politica è una cosa davvero difficile da capire

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