I sindacati siciliani degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat chiedono che sia destinato all’edilizia popolare l’1% del bilancio della Regione; che sia fatta inoltre chiarezza sui fondi realmente disponibili per il settore che, per i sindacati, sono 200 milioni di provenienza ex Gescal “e non i 19 milioni di cui ha parlato ieri il presidente della Regione”.

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In una nota congiunta Sunia, Sicet e Uniat affermano che “l’emergenza abitativa va affrontata con gesti chiari ed efficaci da parte della Regione, con un finanziamento stabile e continuativo che consenta di fare fronte sia alle manutenzioni di 60 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica oggi in stato di degrado che all’aumento dell’offerta, utilizzando anche edifici pubblici in disuso”.

Le segreterie regionali dei tre sindacati chiedono inoltre al governo “che si vigili sui tempi di realizzazione di alloggi sociali utilizzando i 42 milioni di euro del Por, considerando che il decreto relativi è del maggio scorso e che i programmi presentati dagli Iacp sono già stati approvati”.

Quanto all’annunciata riforma del sistema di gestione delle case popolari, Sunia, Sicet e Uniat sottolineano “la necessità che il sistema venga cambiato salvaguardando il decentramento”, ma anche che “occorra prioritariamente una nuova normativa sull’utilizzo del patrimonio pubblico che garantisca i diritti sia degli assegnatari che di coloro che da decenni aspettano l’assegnazione di una casa popolare. Per questo – rilevano- ben vengano gli interventi di contrasto all’illegalità nella gestione degli alloggi popolari”. I sindacati, che sollecitano al governo un incontro sui temi della loro piattaforma, chiedono anche che “la Regione eserciti un ruolo per l’accelerazione delle procedure per l’acquisizione del patrimonio abitativo confiscato alla mafia da destinare all’emergenza abitativa, anche per potenziare quello che già a Palermo da anni ma anche a Catania si sta facendo”.

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