E’ emergenza Coronavirus ed i medici di famiglia sollecitano di poter lavorare in sicurezza per evitare il diffondersi del contagio.

A rappresentare le loro istanze, il dottor Luigi Tramonte in qualità di Segretario Regionale della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg CA Sicilia).

Tramonte si rivolge all’Assessorato alla Salute e alle Direzioni Generali delle Asp siciliane chiedendo di dotare i medici oltre che dei necessari kit di protezione, di protocolli chiari e condivisi nel rispetto dei dispositivi legislativi.
Inoltre, sottolinea la necessità di istituire con urgenza Task Force Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) che servirebbero a gestire i casi sospetti e Covid-19 positivi e che risulterebbero essenziali in questa fase della crisi per decongestionare il territorio e le strutture ospedaliere.

“Noi – ribadisce Tramonte – non chiediamo altro che svolgere la nostra professione in piena sicurezza”.

Nella richiesta di Tramonte c’è però anche una denuncia.

Spiega infatti: “Stiamo vivendo una emergenza, noi come Fimmg Sicilia già dal 3 febbraio ponevamo l’attenzione su questo tema e facevamo delle nostre proposte sia all’assessorato alla Salute che alle Direzioni generali delle Asp. Ne abbiamo fatte diverse in tutte queste settimane.
L’ultima è del 9 marzo, poco prima del DPCM del 12 marzo che prevede l’istituzione delle task force Usca che non sono altro che delle Unità semplici di continuità assistenziale volte a gestire quei pazienti sospetti Covid-19 o Covid-19 positivi.
Noi abbiamo presentato una proposta molto strutturata su come potessero essere costituite e ad oggi non abbiamo ricevuto nessun tipo di risposta.
Purtroppo non facciamo altro che constatare che abbiamo di fronte a noi un muro altissimo con il quale è impossibile discutere e dialogare e dal quale non riceviamo alcun tipo di risposta in merito alle proposte che facciamo.
Noi non siamo convinti di avere la verità assoluta ma quantomeno siamo certi di poter dire la nostra su quelle che sono le emergenze e la gestione della medicina del territorio“.

Poi il duro atto di accusa: “Il fatto che sia dalle Direzioni generali delle Asp sia dall’assessorato alla Salute non vi sia alcun tipo di risposta e confronto denota varie cose, o che sottovalutano la questione o che non sono capaci di affrontarla, o che sono degli incompetenti”.

E ancora: “Non siamo stati ascoltati. Stiamo perdendo tutto il vantaggio di tempo che avevamo, ci troviamo già impreparati ad affrontare quelle che sono le emergenze attuali, figuriamoci quello che potrebbe accadere nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare.
Facciamo l’ennesimo appello affinché finalmente da parte dell’assessorato e delle Direzioni generali si possa instaurare un dialogo propositivo e costruttivo e dare risposte alla categoria”.

Infine una amara constatazione: “Noi lavoriamo a mani nude. Non siamo dotati di dispositivi di protezione. Questo significa che possiamo contagiarci ed essere a nostra volta untori nei confronti dei pazienti che visitiamo. Tutto ciò non è più accettabile e attendiamo quanto prima delle risposte concrete”.